Torna in libreria Fitzek e lo fa cambiando casa editrice. Einaudi infatti pubblica il nuovo lavoro che viene definito come ”il secondo capitolo indipendente dal primo”. In effetti i protagonisti sono gli stessi del precedente romanzo alle prese questa volta con un altro squilibrato. Avendo letto tutti i libri sin ora editi dal giovane tedesco, potrei essere considerato un estimatore dell’autore. Ebbene, ciononostante considero questo il peggior libro di Fitzek e stavolta, è questo l’aspetto che mi fa più paura. Mi aveva abituato troppo bene, regalandomi libro dopo libro piacevoli certezze. Questo libro invece fa acqua da tutte le parti. Resta sempre degna di nota la sua capacità di scrivere e di coinvolgere il lettore, poiché il libro si finisce e anche presto. Stavolta però non ci sono innovazioni, anzi per tanti versi sembra di leggere la sceneggiatura di uno degli episodi della saga di Saw (per chi non avesse visto nessun episodio, in estrema sintesi, uno psicopatico che pone le sue vittime sempre di fronte ad una scelta, il più delle volte una tortura, per salvare la vita). Anche sul versante colpi di scena, non ci siamo affatto (non vado oltre per non rovinarvi la lettura). Un romanzo scontato, ampiamente prevedibile in cui serpeggiano tra le pagine atroci torture, fini a se stesse. Non è uno thriller psicologico così come ci aveva abituato, ma una serie di violenze atte forse ad impressionare e basta. Ad ogni modo, se volete leggerlo, fatelo dopo “Il gioco degli occhi”, sia perché è di tutt’altro spessore, sia perché la prima pagina di questo ultimo romanzo riassume il precedente. Nel caso in cui, invece, non abbiate letto nulla di questo autore, il mio consiglio spassionato è di non cominciare da “Il collezionista di occhi”.
Votazione : 2,5/5