Artiglio
Profilo basso e sangue freddo. Artiglio – nome guadagnato sul campo – conosce alla perfezione le regole del mestiere: prima di tutto non dare mai nell’occhio. Capelli grigi, pantaloni neri, e un viso che è una ragnatela di rughe, sembra proprio una signora in età come tante, una vecchina che si confonde nel vagone della metropolitana di Seul il venerdì sera. Se non fosse per il pugnale che nasconde in borsetta ricoperto da un sottile strato di cianuro di potassio… Avvicinarsi al target, agire e sparire tra la folla. Una vita di colpi portati a segno senza pietà e senza lasciare traccia, il miglior sicario dell’Agenzia. Ma ultimamente qualcosa non va. Sarà la solitudine, la pensione che si avvicina, o Torero, il giovane collega che le sta addosso come un mastino, sarà che per la prima volta in quarant’anni di mestiere, mentre è intenta a pedinare il suo bersaglio, si impietosisce per un anziano in difficoltà mandando tutto all’aria. Oppure scoprire che in passato qualche traccia l’ha lasciata eccome, e ora c’è chi la tiene d’occhio e aspetta implacabile la resa dei conti. Più che un semplice thriller, più che uno spassoso romanzo d’azione, “Artiglio” è una meditazione profonda sul tempo che abbiamo a disposizione e l’occasione unica per conoscere un’eroina malinconica e divertente, e decisamente fuori da ogni schema.
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Non conosciamo il nome proprio di Artiglio, la Decana di una strana Agenzia. Già perché questa normalissima signora, è una killer, la migliore killer dell’Agenzia. Lei e gli altri che svolgono questa “professione” vengono chiamati disinfestatori. Artiglio si mimetizza nella folla, non troppo curata ma nemmeno troppo poco. È esattamente come ci si aspetta che sia una signora della sua età e per questo non desta interesse. Vive con un vecchio cane di nome Inutile, che è la sua unica compagnia. Il libro si apre con la narrazione di un omicidio. Artiglio ha usato un coltello intriso nel cianuro di potassio che paralizza il sistema nervoso del soggetto in pochi secondi. In ogni azione che compie, Artiglio segue gli insegnamenti del suo mentore Byu. Ha un ritmo lento questo libro, ci addentriamo nei pensieri di una donna che sa di essere arrivata alla fine della sua vita lavorativa. Ci racconta chi era, come ha iniziato, del suo grande amore, delle rinunce anche enormi, della sua vita grigia. Il racconto ci porta in un mondo sconosciuto, dove gli incarichi di disinfestazione, sono normale lavoro e come tale vengono narrati.  Artiglio ha un giovane collega, Torero, che come lei si reca personalmente in Agenzia a ritirare gli incarichi, mentre tutti gli altri preferiscono ricevere gli incarichi sullo smartphone o per quelli più classici la vecchia email. Non le piace Torero, lo trova sopra le righe e poco rispettoso, le provoca riprovazione e fastidio. La vita della Decana cambia impercettibilmente a seguito dell’incontro con un giovane medico. Poco dopo questo incontro Artiglio non porta a termine un lavoro perché si lascia distrarre, l’incarico successivo le farà capire che qualcuno che viene dal passato ce l’ha con lei. Non dico altro per non rovinare il finale, posso solo dire che è molto movimentato. Non avevo mai letto un giallo/thriller coreano e l’ambientazione mi ha molto colpito. Non manca l’ironia e qualche sorriso l’ho fatto leggendo. La protagonista mi ha incuriosito e ho cercato di immaginarmela. Il tempo, o meglio il rapporto con il tempo che passa è l’altro protagonista, immateriale, che favorisce una riflessione profonda.

Consigliato a chi è curioso di conoscere altri mondi, a chi apprezza il ritmo lento, a chi ha voglia di farsi sorprendere da una tranquilla signora.

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