È la storia di una famiglia. Un racconto che parte dal 1944 e attraversa i successivi quarant’anni. Le vicende personali s’intrecciano ad avvenimenti storici di rilevanza nazionale, vissuti dai personaggi con grande intensità. Vero protagonista: l’odio.
Federico Innocenti, in un momento molto critico della sua vita personale e familiare, s’imbatte in un plico dal titolo “Frammenti di vita I&C”, una sorta di diario tenuto da Mario, suo padre.
L’uso della prima persona coinvolge il lettore e rappresenta un punto di forza della narrazione. Interessante la scelta di servirsi di un io narrante che si alterna: Federico legge ed esprime i suoi stati d’animo, anche sollecitati da quanto Mario racconta attraverso le sue pagine.
Le emozioni di cui sono intrise le righe che leggiamo sono profonde e vissute, sentite dall’autore che ha creato personaggi credibili e coerenti. Anche l’ambientazione storica è ben costruita. Durante la lettura Carlo Cassola e Umberto Eco fanno la loro comparsa in modo del tutto naturale.
Apprezzabile la scelta di usare i dialetti grossetano e napoletano in alcune parti del testo, conferisce verosimiglianza a fatti che appartengono a un’epoca in cui il dialetto era il modo più usato per esprimersi nei contesti confidenziali e familiari.
La trama è ben costruita e la lettura procede scorrevole e senza intoppi.
Nonostante il contesto storico sia rispettato, si incontrano alcuni anacronismi che forse sono sfuggiti.
Nota personale: avrei apprezzato un maggiore approfondimento dei personaggi di Federico e sua moglie Elena, le ragioni della loro crisi.