GHIACCIO E ARGENTO
Sono ormai tre estati che Lelle, insegnante di liceo e padre di un’adolescente, trascorre ogni notte alla guida della sua auto. Conosce ogni metro degli oltre cinquecento chilometri della Via dell’Argento, la strada che serpeggia tra gli alberi dell’antica foresta nel Nord della Svezia, al confine con la Norvegia. Quella che il sole di mezzanotte non riesce a illuminare. Lelle conosce ogni paesino isolato, ogni insediamento, ogni specchio d’acqua. Sono tre anni che sua figlia è scomparsa, da qualche parte fra il ghiaccio e l’argento, lungo quell’autostrada che d’estate, sotto il sole di mezzanotte, sembra un nastro d’asfalto sulla luna. Lelle ha soltanto l’estate per cercare sua figlia, perché in autunno inizia l’anno scolastico e deve interrompersi. Lelle non ha speranze, eppure la speranza è l’ultima cosa che gli resta. Meja ha diciassette anni e viene dalla città, ma sua madre l’ha costretta a trasferirsi a Glimmersträsk: un puntino sconosciuto lungo la Via dell’Argento. Lontana da tutto ciò che amava, Meja è sola e disperata. Finché non incontra qualcuno che può darle più di quanto abbia mai avuto: una nuova famiglia. Con l’arrivo dell’autunno e la sparizione di un’altra ragazza, i destini di Lelle e Meja iniziano a intrecciarsi in modo indissolubile. E sconvolgente.
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L’autrice racconta di due protagonisti, Lelle e Meja, le loro storie sono diverse ma finiranno per intrecciarsi indissolubilmente. Le loro vite scorrono parallele, in senso cronologico, apparentemente non hanno nulla in comune, se non il fatto di abitare nei pressi della Via dell’argento, nel Norrland, in Svezia.

Lelle è un padre affranto dalla scomparsa della figlia diciasettenne Lina. Sono passati ormai tre lunghissimi anni dalla scomparsa della ragazza, lui l’ha accompagnata alla fermata del bus, e poi più nulla. Lelle non si capacita dell’accaduto, ritiene responsabile tutto il paese, “avrebbe sospettato di tutti, anche del Re”. Possibile che nessuno abbia visto nulla, che nessuno sia in grado di fornire qualche indicazione che possa aiutare la polizia e in particolare il poliziotto Hassan, amico di Lelle?. Non fidandosi delle conclusioni a cui sono arrivate le ricerche, Lelle conduce indagini personali, cerca la figlia recandosi ogni giorno nel luogo dove è scomparsa. La sua ricerca diventa ossessione, il rapporto con la compagna Anette si incrina, e giorno dopo giorno si frantuma. La coppia scoppia e si divide. La madre cerca di andare avanti, si è rassegnata, nella sua mente e nel suo cuore sa che la figlia è morta e non tornerà mai più. Lelle invece scivola nella sua ossessione, sente la figlia parlargli, sprofonda nella disperazione, si chiude in sè stesso, comunica con gli altri solo per la ricerca della figlia. E quando nel paese scompare un’altra ragazza, Hanna Larsson, sempre diciasettenne, bionda e somigliante a Lina, la sua ricerca si fa più pressante e in molte occasioni lo vediamo perdere il controllo mettendo a rischio la sua stessa incolumità.

Meja, anche lei diciasettenne, si trasferisce con la madre Silje, con il compagno Torbjorn, conosciuto in rete, e soprannominato Pornobjorn, per la sua collezione di riviste pornografiche. Meja si fa carico della madre, persona fragile, che non è in grado di curarsi di sè stessa.

La ragazza conosce Carl-Johan e inizia con lui una relazione amorosa. I genitori del ragazzo hanno comprato un terreno e impiantato una comunità agricola, che rifiuta ogni tecnologia. Meja si sente attratta dalla cordialità e senso di famiglia che trasmettono Berger e Anita, i genitori di Carl-Johan. Decide così di lasciare la madre e il compagno per trasferirsi nella comunità. La madre e il patrigno cercano a più riprese di riportarla alla ragione. Meja fa la sua scelta, indicativo il momento in cui è obbligata a lasciare il cellulare, quando si trasferisce. In comunità Meja riceve pressioni in diversi argomenti, la società viene descritta come un nemico, i social network servono esclusivamente per sorvegliare la popolazione, la TV non esiste, vengono ascoltati esclusivamente dei podcast che trattano del nuovo ordine mondiale. Nella comunità vi è anche un arsenale militare con cui difendersi e un bunker con risorse alimentari ”Qui con noi sei al sicuro, Meja. Qui non dovrai mai patire la fame”. 

Lo stile di scrittura è rapido e veloce, la prima parte è promettente e incuriosisce il lettore. I personaggi sono caratterizzati molto bene dal punto di vista psicologico, il lettore viene coinvolto nella spirale dei sentimenti di genitori che cercano in ogni modo di difendere e salvare i propri figli, con esiti differenti. Nella seconda parte del libro si intuisce però quale che sia la verità, scema la tensione, ma rimane nel lettore la curiosità di vedere la conclusione della storia. Ho trovato questo libro piuttosto particolare per le descrizioni dei paesaggi e dei personaggi che avviene attraverso l’olfatto. L’autrice infatti oltre a farci “vedere” la trama ci trasmette odori più o meno piacevoli. Ogni persona o oggetto viene descritto nelle sue caratteristiche olfattive.

Il finale trasmette positività, nonostante il male, la disperazione e la perdita, l’uomo non deve arrendersi. Si può trovare qualcosa di buono, si può ricostruire i rapporti fra le persone, famiglia vuol dire poter contare uno sull’altro, e questo libro ci insegna che quando tutto sembra perso, la vita può riservare ancora speranza.

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