GATTI NERI E VICOLI BUI
Tre racconti inediti, tre indagini piene di sorprese, per chi ama il giallo, Napoli e il buonumore. Maurizio de Giovanni ci conduce per mano nello storico caffè Gambrinus, dove s’incontrano per la prima volta l’ispettore Lojacono dei Bastardi di Pizzofalcone e Mina Settembre, l’assistente sociale più amata d’Italia. E saranno scintille… Con Francesco Pinto ci spostiamo nei mitici anni ’60, nella base NATO di Napoli, dove Sam Caputo, pianista di professione, incontra un giovane Peppino Di Capri e cerca di far luce sul delitto di un ufficiale americano. Serena Venditto ci riporta nella Napoli di oggi, liberando fra le strade del centro storico i suoi divertentissimi investigatori di via Atri, per non tacer di Mycroft, l’irresistibile gatto nero, per venire a capo di un brutale tentato omicidio.
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Non possiamo non dire che questo noir non inizi alla grande; abbiamo subito un racconto ad opera di Maurizio de Giovanni che ci porta verso l’ispettore Loiacono ma soprattutto ad indagare, e svelare, sul concetto di storia. Un racconto che si accentra attorno al bar/caffè GAMBRINUS con i suoi tavolini ed i suoi affreschi. Ma è da sottolineare l’importanza della figura dell’assistente sociale, Gelsomina Settembre, assistente sociale nei quartieri spagnoli non è poca cosa non a caso che ha il suo punto di vista su le persone in difficoltà  e che proprio per questo hanno la necessità di procurarsi da vivere, combattuta nel perseguire il senso di giustizia; e dell’agente scelto Marco Aragona, l’ironia fatta persona; il gioielliere dalle facili molestie sessuali e che una banale rapina fa venir fuori le attività illecite portate avanti. In questo racconto, come del resto negli altri, emergono elementi che caratterizzano l’arte di arrangiarsi di Napoli: la ricettazione; il capolarato; il lavoro nero …. Lasciato de Giovanni, incontriamo Francesco Pinto e niente meno che Peppino di Capri. Ma non solo, abbiamo  la base militare di Bagnoli e l’omicidio di un ufficiale americano; la, storica, pizzeria “ Da Michele “ e le diatribe sulla pizza: con la mozzarella per i napoletani; con il formaggio per gli statunitensi. La descrizione che ci viene fatta da Pinto, è interessante anche nel quando ci approcciamo alle due facce della stessa medaglia, e cioè i due colonnelli statunitensi, uno ammazzato e ben visto con vedute aperte e democratiche; l’altro che è cresciuto alla “ scuola “  Indocina ed agli interrogatori delle spie che venivano catturate e che è responsabile  dell’operazione Stay Behind da tenersi in occidente. Da Pinto a Serena Venditto, che in modo del tutto innovativo, ci porta in un percorso, a ritroso rispetto a quanto siamo abituati e quindi: dal presunto colpevole, già individuato, all’indagine per capire la realtà degli accadimenti, una storia che comincia dove altre finiscono. E’ in questo contesto che emerge il gatto, Mycroft, il gatto nero a cui si deve il titolo ed a cui manca solo la parola. Ma se in precedenza abbiamo scritto degli elementi che sono il valore aggiunto nel descrivere Napoli, questo racconto inserisce, in modo del tutto efficace, il modo di esprimersi, “ ma quando mai “, il caffè accompagnato da un bicchiere d’acqua … come si conviene; e l’inciucio che regna sovrano. Ma se mi è permesso un appunto, questo lo devo nell’aver scritto ai lettori che ci troviamo di fronte a tre racconti; in realtà, a mio avviso c’è qualcos’altro:  che dire dell’ “ Intromissione “ con i riferimenti significativi al senso del poliziesco e del noir, che non è altro che un racconto senza fine delle nostre esistenze; e di Napoli che non può che dare vita ad un noir.

 

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