É quasi un racconto lungo, questo giallo storico di Anna Mongiardo. Facciamo la conoscenza del capitano Cocourbet e dei suoi metodi investigativi. Scapolo, non ama andare a cavallo… “Ma lui era un capitano dell’esercito, non poteva fare a meno di cavalcare.” É un uomo che ama pensare con la propria testa, legge i libri di Montesquieu, che sono stati messi al bando, e non avendo una casa propria, li tiene in una cassapanca in un deposito dell’esercito.
Si parte da uno strano furto in un deposito poco lontano da Versailles, che ha tutta l’aria di nascondere altro, tanto che Cocoubert pensa che sia come il gioco delle tre carte. Come se non bastasse, appena rientrato interviene sulla scena di un apparente suicidio. Si occupa dell’indagine, perché in realtà si tratta di un omicidio mascherato da suicidio e l’indagine scorre piana, il colpevole è trovato, ma al capitano Cocoubert un po’ di cose non tornano. Non si dà per vinto e assieme al soldato Bacasson continua ad indagare e riuscirà a trovare il vero colpevole, non senza conseguenze personali che però paiono non toccarlo.
Sottolineo il personaggio di Bacasson perché “Stava per dirlo anche Bacasson, ma si era trattenuto…sapeva qual era il suo posto. Egli aveva dei gradi che gli permettevano il diritto di parola come gli altri, ma la differenza era la sua origine: era un contadino divenuto soldato.”
Di lui Cocoubert pensa: … Bacasson, che in quanto a fiuto, doveva ammetterlo, ne aveva più di lui. Del resto era stato scelto dal maréchal Rossignol delle scuderie del Re che aveva bisogno di una persona seria, attendibile… Insomma, Bacasson, alle selezioni, era risultato il migliore.
Una lettura piacevole, chi ha letto “Albergo Italia” di Carlo Lucarelli, riconoscerà il fatto criminoso alla base della storia, nelle pagine iniziali del libro del resto Mongiardo lo dichiara … “Le Grand Trianon è un elaborato tratto da Albergo Italia di Carlo Lucarelli…” Cambiano il periodo storico, i personaggi e lo sviluppo narrativo e come mi ha detto Anna Mongiardo nell’intervista che le ho fatto per Giallo e Cucina: “Scrivere “Delitto al Grand Trianon” mi ha permesso di liberare la fantasia, di lasciarmi andare nel linguaggio e di divertirmi. Questo si sente per l’ironia del linguaggio dei due personaggi principali.”
Quello che mi è piaciuto meno in questa lettura è la mancata traduzione di alcune frasi o parole in francese nel testo. Niente in contrario all’uso di lingue straniere o dialetti, spesso sono necessari all’andamento della storia, però mi piacerebbe che ci fossero anche le traduzioni, altrimenti si rischia che il piacere della lettura si perda nella ricerca delle traduzioni.
Detto questo si tratta di una lettura piacevole.
Mi chiedo se abbiamo assistito alla nascita di un nuovo personaggio seriale? Il capitano Cocoubert e il suo fido assistente Bacasson, si prestano ad essere protagonisti di altre indagini e il periodo storico permette di raccontare altre storie.