Cuore di birra
Spinto dal desiderio di scoprire qualcosa sulle sue origini e trovatosi incastrato in una situazione scomoda, il detective italo africano Angelo Babacar Bossi lascia la Val Brembana alla volta del Senegal, per lavorare come cooperante in una missione gestita da una O.N.G. italiana. Ma la tranquillità non dura a lungo: durante il suo soggiorno nella terra natia, Angelo si imbatterà nello strano caso della scomparsa di una bambina di un villaggio vicino. Le circostanze oscure di questa sparizione condurranno Angelo verso un’indagine pericolosa che coinvolge diversi bambini sequestrati. Una storia di serial killer e pedofilia dal taglio ironico e scorretto, i cui dettagli riveleranno al detective verità sconcertanti.
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Recensione a cura di Dario Brunetti

Cuore di birra è il nuovo hard boyled di Andrea Ferrari uscito con la Laurana Editore che vede protagonista il detective italo africano Angelo Babacar Bossi che si trasferisce dalla sua Val Brembana per andare a lavorare per una O.N.G. italiana, sarà presto ingaggiato dai suoi cooperanti per andare alla ricerca di Yacine, una bambina scomparsa dal villaggio dei pescatori.

Al tremendo detective senegalese spetta un’indagine piena di insidie, perché spariscono bambini forse troppo in fretta e questa è una circostanza da tenere d’occhio soprattutto quando ci sono i cosiddetti “lupi cattivi”, ma per non svelare troppo è necessario che il lettore si addentri in una storia sporca, ruvida pregna di odio e violenza e di sfruttamento, dove nei campi profughi dei rifugiati del Mali e del Senegal vengono fatti lavorare in condizioni disumane rispettivamente nelle fabbriche e in un’industria chimica.

Un romanzo crudo adatto a chi ha uno stomaco forte perché rivela verità sconcertanti, e uno come Angelo Babacar Bossi non può star li a guardare, anzi dovrà rimboccarsi le maniche se vorrà rintracciare la piccola Yacine, ma sappiamo benissimo che brutto tipaccio è il detective!

Si è già messo in luce nei romanzi precedenti ed è un bestione di quasi due metri autarchico, razzista, antipatico, scorretto che usa metodi poco ortodossi per arrivare a portare a termine la sua missione, uno come lui ha la mano pesante, le prende perché è appena uscito dal coma dopo essere stato preso a legnate da malviventi, le dà, quando deve raggiungere a tutti i costi la verità.

Cuore di birra è un romanzo a metà tra un hard boyled e un thriller ad alta tensione perché gode di un ritmo serrato e avvincente, con lo scorrere delle pagine la storia assumerà sempre di più dei risvolti inquietanti da non svelare proprio per non farle perdere nerbo e mordente che sono gli elementi specifici e imprescindibili  che l’autore ha utilizzato con grande incisività e dinamismo proprio perché con il Babacar Bossi entra in scena l’azione quella vera e forse spietata ma al tempo stesso necessaria.

Un personaggio atipico e fuori dagli schemi magistralmente tratteggiato dal Ferrari, il lettore che gli piaccia o no si dovrà abituare, perché in fin dei conti nella nostra narrativa di genere abbiamo bisogno di stravolgere un po’ le regole del gioco anche con protagonisti un po’ fuori dalle righe che non appartengono al solito clichè   trito e ritrito.

La soluzione di un caso da portare a termine prima che sia troppo tardi in un testo di denuncia sociale ben sviluppato, se volessimo usare una metafora calcistica rimanendo nell’attualismo di tipo sportivo così caro al buon Ferrari, diremmo che la narrazione di questo romanzo gode di tempi e meccanismi perfetti proprio come il perfetto impianto di gioco dell’Atalanta quando aveva il trio delle meraviglie Ilicic-Gomez-Zapata.

Lettura travolgente a mio avviso da non perdere !

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