RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro:
Il noir francese è una fucina continua di notevoli autori. Hervè Le Corre già con i suoi tre precedenti, usciti in Italia sempre per le edizioni E/O, si è affermato per le sue capacità di descrivere, catturando l’attenzione dei lettori, la realtà oggettiva; il disagio; la memoria che è storia; con “ Attraversare la notte “ ci ritroviamo di nuovo a Bordeaux , incontrata e descritta in “ Dopo la guerra “. Anche in questo caso non c’è serial killer; non c’è la corruzione, né il poliziotto/investigatore/commissario ecc …. Immediatamente ci troviamo di fronte alla descrizione dei barboni, i clochard, pazzi di miseria, incrostati di sporcizia con un odore quasi cadaverico, mangiati dai parassiti. Attraverso le figure del tenente Corine, esperta in diritto e procedura penale; e del comandante di polizia giudiziaria Jourdan, Le Corre ci prende per mano e ci porta a conoscere, in particolare attraverso il secondo, la collera, che se fa meno male della tristezza, è una risposta rispetto a ciò che succede, che non sa più cercare di capire, di riflettere. L’interrogatorio ed il suicidio di un barbone; 3 bambini ed una donna massacrati da un padre/marito, seduto sull’orlo del suo inferno. Jourdan con i suoi comportamenti fuori dalle regole e che per questo subisce minacce sotto forma di sanzioni, trasferimenti, con una rabbia indescrivibile, la stanchezza; un senso di oppressione;la voglia di urlare; di spaccare qualcosa, la violenza che si scatena, la mancanza d’aria¸ cercare il sonno in una notte che non finisce mai, che vive in una bolla spazio/temporale pronta a scoppiare e che ha un riferimento mentale e concreto nel “ non ne posso più “, con la sua filosofia lavorativa che lo porta a dire che non esistono esseri diabolici o mostri, che risponde con un “ non lo so “ se gli viene domandato “ come stai “: il tutto non che può essere riconducibile al mal di vivere In sotto fondo troviamo i cambiamenti urbani indicati dal fatto che dove c’era campagna puoi trovare periferia; e se c’è periferia non ci possono non essere le rivolte, fattore ormai endemico in Francia; dalle missioni “ di pace “ in Ciad ed il sentirsi guerrieri nel possedere le giovanissime ciadiane, lo stereotipo delle occupazioni delle case in cui nessuno è in regola, nessuno sa niente né ha visto niente; ed il vivere con i cattivi odori è la normalità, con, tra le altre cose, gli uomini che dormono in piedi; l’uso e l’abuso delle donne tra famiglie affidatarie e centri d’accoglienza, dimenticate da tutti e da tutto; i gilet gialli e la voglia/ desiderio delle forze dell’ordine di far valere il proprio essere, immagine dello stato che li ha assunti, pericolosi, arroganti come cani da combattimento; ma soprattutto la violenza devastante dell’ex che si scatena su Louise che ha attorno a sé, e dentro a sé solo il vuoto e le tenebre. Un noir sul delirio che fa parte di ognuno di noi con Jourdan che vorrebbe strapparsi via la maschera di benessere per poter dire che non ne può più. Ma sì, se vogliamo attenerci alle definizioni in auge oggi, è un noir sul LAVORO DA STRESS CORRELATO, difficilmente provabile e dimostrabile ma reale, come ben ci viene descritto in queste pagine.