Trama
Bernardo Barigazzi è uno scrittore che ha cominciato a fare il giornalista ma non l’ha detto a nessuno. Quando non scrive è impegnato a corteggiare Marzia, barista laureata in filosofia, con cui ha una relazione fatta, prevalentemente, di appuntamenti mancati. Con lo pseudonimo di Ivan Piri dirige “Che dispiacere”, un giornale sportivo che esce in edicola solo i giorni successivi alle sconfitte della Juventus. Sembrerebbe uno svago innocente, finché Barigazzi non si trova suo malgrado coinvolto in un’indagine di polizia. Manuel Carrettieri, ultrà con la passione per la cocaina, è stato ucciso e più di un indizio collega Barigazzi al delitto. In una Bologna autentica e insieme fiabesca, tra le osterie del centro e i vialoni della periferia, va in scena una commedia degli equivoci popolata di indimenticabili protagonisti, densa di umorismo e umanità. Per la prima volta Paolo Nori si misura con il giallo, passando dal racconto in prima persona a quello in terza, e orchestrando una sinfonia di voci e personaggi.
Recensione a cura di Gianluca Morozzi
C’è un mio amico che, come me, ha letto tutti i romanzi di Paolo Nori (e anche quello di Paolo Onori!). Non è un’impresa da poco, considerata la vastità della sua bibliografia dal 1999 (Le cose non sono le cose) a oggi. Ebbene, ricordo lo sconcerto di questo mio amico nello sfogliare il romanzo del 2004 Pancetta. “Santo cielo, ma non c’è Learco Ferrari!” (che era, per chi non lo sa, il protagonista dei primi romanzi di Paolo Nori), aveva detto sconcertato. Poi, Pancetta gli era comunque piaciuto.
Quel mio amico si era trovato nella sindrome che colpisce, nella musica, ad esempio, un fan di una band di lunga durata (decidete voi quale, i Rolling Stones, gli Afterhours, i Nomadi). La sindrome per cui, se il nuovo album si muove su binari consueti, subentra il classico “uffa, ma sempre le stesse cose?”, ma se prova a variare stilemi allora si alzano altissime grida e si stracciano vesti e accuse di tradimento (fin dal famoso “Giuda!” urlato a Bob Dylan).
Così, quando è trapelata la voce che il nuovo romanzo di Paolo Nori sarebbe stato un giallo, il mio amico si è preoccupato. Sì, è vero, nei romanzi recenti c’erano state svariatei morti cruenti, un buco nel petto in Manuale pratico di giornalismo disinformato, un proiettile in testa in Fare pochissimo, ma nel leggere “il primo giallo di Paolo Nori” il mio amico aveva espresso preoccupazione: “Non è che ci ritroviamo un commissario, il passato remoto, la terza persona, uno stile irriconoscibile?”
Niente di tutto questo è accaduto. Cioè, a parte una cosa: c’è la terza persona (con qualche intervento del narratore onnisciente, per precisare come si chiama una certa attività a Parma, per esempio), perché Che dispiacere è un romanzo corale, con un intreccio di personaggi che ruotano intorno a un cadavere ritrovato sulla tribuna di un campo da rugby. C’è uno scrittore playboy che a Bologna preferisce Ascoli Piceno, c’è uno scrittore che in segreto fa il giornalista, c’è un umarell poco in confidenza con il concetto di depilazione, c’è una barista laureata in filosofia, e tutto funziona in maniera perfetta. Chi voleva il Paolo Nori vecchio troverà quel che gli piaceva del Paolo Nori vecchio, e chi voleva un Paolo Nori nuovo troverà un Paolo Nori nuovo. Il mio amico è contento, io pure.
Dettagli
- Editore: Salani
- Collana: Romanzo
- Pagine: 256 p., Brossura
- EAN: 9788831004633