Recensione a cura di Dario Brunetti
Acqua cheta è il romanzo d’esordio dell’attrice teatrale Sara Guardascione uscito per Homo Scrivens editore.
Rampe di Bellarena è un paesino immaginario di pochi abitanti riversato sulla costa dove si respira la pace e la tranquillità; gente che passeggia in riva al mare, anziani che giocano alle carte, bambini che si sfidano a calcio nei loro cortili. Un piccolo paradiso terrestre dove sembra regnare il silenzio.
Quel sembra fa presagire che qualcosa sta per accadere, a tal punto da sconvolgere l’intera comunità, un evento inaspettato che arriva all’improvviso come uno tsunami.
Un incontro al bar tra un uomo e una donna che sfocia in un acceso litigio, la ragazza scappa e dopo poche ore verrà ritrovata morta sulla spiaggia. Si tratta di Rossana Guadagnini, un’attrice non affermata ma che in paese è molto conosciuta. L’uomo con cui aveva litigato è Renzo Diamanti che verrà indagato per omicidio.
A interessarsi del caso saranno Sofia Gentile, giornalista che scrive per la Gazzetta di Bellarena, nonché coetanea della vittima e Christian Foschi, amico di Renzo e organizzatore di cene con delitto. Una coppia di detective molto improvvisata che cercherà di unire le forze per scagionare un innocente e scoprire chi ha ucciso Rossana.
Dovranno fare piuttosto in fretta e non sarà facile, dal momento in cui l’ispettore De Matteis vede in Renzo Diamanti, l’unico colpevole del brutale omicidio.
La lite furibonda e il modus operandi del delitto fa propendere per chiudere subito il caso accusando il compagno di Rossana.
Acqua cheta è un giallo ben scritto che gode di un buon intreccio narrativo e affronta tematiche come la violenza di genere e il pregiudizio nei confronti delle donne, nel modo di come vengono definite superficialmente in una piccola realtà come quella di una comunità in cui tutti si conoscono e si sentono in dovere di formulare un’opinione che molto spesso si trasforma in una sentenza.
Tradimenti, ipocrisie e segreti per un giallo godibile, in cui un piccolo microcosmo diventa teatro di eventi inquietanti.
Acqua cheta oltre a essere il titolo del romanzo, diventa una metafora di vita nel momento in cui tutto è tranquillo ma solo in apparenza.
Sara Guardascione caratterizza al meglio tutti i personaggi della storia diventando credibili per i lettori, interessante il modo in cui interagiscono tra di loro perché ci offrono uno spaccato di vita pulsante, incastonato in una piccola realtà di paese in cui tutto è al di fuori di come realmente sembra.
Un male silenzioso che serpeggia in un piccolo paese come Rampe di Bellarena e che si insidia infimo nelle vite dei protagonisti di questo romanzo che non si limita ad essere un giallo, ma a raccontare qualcosa di più sottile con lucidità ed efficacia.
Nelle cene con delitto si direbbe il giallo è servito!
Buon appetito!