Recensione di Mary Basiricò
Anne Holt oltre ad essere una delle più importanti scrittrici di gialli scandinavi, è avvocato, giornalista e dal 1996 al 1997 ha ricoperto il ruolo di ministro della Giustizia norvegese. Le sue due serie, incentrate sui detective Johanne Vik e Yngvar Stubø, e l’ispettore di polizia Hanne Wilhelmsen, hanno venduto milioni di copie.
Con La pista, La tormenta e Lo sparo ha preso il via una nuova appassionante serie gialla, con protagonista l’investigatrice privata Selma Falck. Questo libro rappresenta quindi il terzo della serie dedicata alla Falck, ma si può leggere tranquillamente anche senza aver letto i precedenti in quanto sono riassunti i punti salienti.
Il lettore viene fin dalle prime pagine catapultato nell’intricata trama tessuta dalla scrittrice, un momento di allegra convivialità viene brutalmente rovinato da uno sparo che ferisce a morte la politica Linda Bruseth e di striscio la nostra Selma. Ma chi era il vero bersaglio? Questa è la prima domanda che tutti si pongono. Il mistero deve essere svelato così da poter indagare sul movente dell’omicidio. La Falck grazie alla sua carriera ha pestato qualche callo, ha già rischiato la vita più volte, come si evince dai romanzi precedenti, ma chi rischierebbe un atto così plateale per colpirla? E se il bersaglio invece fosse proprio quella Linda Bruseth, facente parte del gruppo laburista, politica ai margini, spostata qua e là e poi finalmente parcheggiata alla Commissione Famiglia e Cultura? In definitiva una sconosciuta per gli elettori.
Il ritrovamento del cadavere di Kajsa Breien, giudice della Corte Suprema, impiccata in un bosco appena fuori il centro abitato e di un secondo membro del Parlamento, scuotono sia il mondo politico che sociale. L’indagine si apre sul complicato mondo della gestione dei minori, sui Servizi Sociali e sulle possibilità degli stessi di intervenire in caso di situazioni di degrado e incuria parentale.
Oltre a Selma, troviamo diversi altri altri personaggi che reggono la trama, sono ben descritti e interessanti. La protagonista è una donna volitiva, risoluta, ma anche fragile. Deve fare i conti con la paura della morte e con la figlia Anine, cui il rapporto è alquanto complesso. Il lettore non può che provare simpatia per lei, per il suo senso di giustizia e la ricerca della verità.
Il romanzo è corposo, il lettore ritrova una Norvegia complessa, dove la realtà non è un mondo idilliaco, ma dove ognuno è chiamato a fare la sua parte per difendere i valori e i diritti dell’uomo.