Abisso
E se l’incidente che le ha portato via suo figlio non fosse mai avvenuto? È trascorso un anno da quel giorno fatale in cui Tina Evans ha perso suo figlio Danny e anche se la sua vita è cambiata per sempre, ora sta finalmente iniziando ad accettarlo. Il successo nel lavoro, un incontro di passione e sentimento… tutto sembra rimettersi al posto giusto. Ma le basta confondere il viso di un bambino per quello di suo figlio nell’auto di uno sconosciuto per scatenare in lei un vortice di dubbi ed emozioni incontrollate. E poco dopo, nella camera del suo bambino, sulla lavagna cominciano ad apparire due parole: NON MORTO. Tina ha motivo di credere che quell’incidente con gli scout non si sia mai verificato, e che forse suo figlio viene tenuto lontano da lei, prigioniero di un uomo in nero, e disperatamente bisognoso del suo aiuto. E così, verso un lento e inesorabile destino, il dolore e il dubbio genereranno in lei un’ossessione da cui le sarà impossibile sottrarsi: il bisogno di rivedere suo figlio a costo di sprofondare nell’abisso. Organizzazioni militari segrete e misteriose sperimentazioni sono al centro del romanzo di Dean Koontz, che grazie alla sua straordinaria capacità di descrivere l’animo umano già nel 1981 riuscì a profetizzare una minaccia del nostro tempo in un thriller angosciante e sensazionale.
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Fase I. Lockdown. Pandemia. Come non ricordare il marzo 2020? La paura, lo sgomento, l’incertezza, il Coronavirus che invade la cronaca, le notizie, le nostre televisioni. Dove poter fuggire, come trovare conforto, svago? Magari tra le pagine di un libro, luogo sospeso, avventura che scorre nella carta, nello sfogliare attimo dopo attimo storie che possano porre distanza tra il presente e la realtà. Ma nelle librerie apparvero numerosi romanzi “profetici” della emergenza virale in corso: tra essi Abisso di Dean Koontz. Che non solo non cela tale appartenenza, ma ne fa strumento di marketing, strategia attrattiva, con quel “Coronavirus – il romanzo della profezia“ che spicca prepotente sulla copertina, anch’essa ben pensata in questi termini, con un gigantesco virus scarlatto su sfondo nero. Il romanzo predittivo di un incubo? Ma si, probabilmente la sottoscritta si è fatta abilmente sedurre da ciò, dal voler leggere il presente e il disagio in una storia di fantasia, forse per esorcizzarlo, o forse per “essere” nel momento storico, pur nel viaggio di un racconto thriller. Se però volete approcciarvi ad Abisso con l’intento di scovare questa decantata profezia legata al Covid-19, rimarrete delusi: purtroppo o per fortuna l’opera di Koontz è molto più, e lo spazio dedicato all’elemento predittivo è esiguo, se non trascurabile. Sia chiaro, non parliamo di un capolavoro, o di niente che infranga i canoni del genere, ma di una storia ben narrata, che mescola sapientemente l’avventura, il thriller al cardiopalma e la fantascienza. Tutto ruota intorno alla protagonista Tina Evans, la cui vita è stata drammaticamente segnata dalla perdita del figlio Danny, avvenuta in circostanze nebulose, che non hanno permesso alla giovane madre di rielaborare e superare il lutto. L’incertezza, il non sapere, l’abisso del titolo richiama anche il senso doloroso di un vuoto senza risposte, e a parer mio, risulta perfettamente in linea con la situazione indefinita e dolorosa provocata dalla pandemia da Coronavirus. La ricerca della verità, alla luce di alcuni segni premonitori, possibile indizio di una realtà diversa rispetto alla morte del figlio, porteranno Tina in un viaggio alla scoperta dei propri incubi, per scorgere la luce nelle domande prive di risposte e nel tormento non colmato di una morte sospetta. Così, dalla prima pagina, Abisso cattura, coinvolge, si entra in empatia col dolore di una donna fragile, eppur estremamente determinata nel voler scoprire se è vittima della propria follia o se il presentimento nel cuore potrà condurla ad una verità differente da ciò che le è stato fatto credere. Una scrittura di buon livello, con qualche marginale errore, trascurabile, nella traduzione italiana. Un finale capace di commuovere, che solleva riflessioni, apre scenari e spunti per dilemmi etici e morali. Profetico? Poco, appassionante sicuramente. E dunque non mi pento di esser stata sedotta da un  marketing che si lega alla tragedia del Covid-19, per condurre tra le pagine fantasiose di una bella storia. The Eyes of Darkness, il titolo originale, rimanda alla volontà di gettare uno sguardo sull’oscurità, per scorgere la luce scomoda e in un sol tempo salvifica, della verità.

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