L’estate di Piera
Piera è una leggenda e ha scritto la storia del teatro italiano. Soprattutto, è ostinata e ribelle, non ama i potenti, e sa bene quant’è sottile la differenza tra il palco e la vita. Del resto, nello spettacolo della commedia umana si mente, si tradisce, si recita a soggetto. E può anche capitare di uccidere. Adesso Piera ha deciso di sfidare Shakespeare e allestire la prima rappresentazione al femminile del Riccardo III. Lei è fatta così. Intanto Roma soffoca nell’afa di luglio. Il delitto, però, non va mai in vacanza. E una notte, da una finestra del suo appartamento vicino piazza Navona, l’attrice nota una sagoma disfarsi di un grosso sacco nel pozzo del cortile. La visione fortuita innesca la girandola degli eventi, mentre sullo stabile cala l’ombra del sospetto. Tra il viavai dei clienti del B&B al primo piano e la scaciata movida che affolla le vie del centro, Piera dovrà risolvere il mistero dell’omicidio di una ragazza, nonostante lo scetticismo della collaboratrice Dolores e l’indolenza della città. Ad affiancarla nell’indagine, che si trasforma presto in un duello psicologico con l’assassino, c’è l’ispettore Grossmeier, un poliziotto altoatesino trasferitosi nella Capitale, a cui l’abbraccio di mamma Roma non dà conforto. Calcando la ribalta della scena del crimine e rispolverando atmosfere alla Hitchcock, Piera Degli Esposti e Giampaolo Simi compongono una detective comedy capace di rappresentare con ironia pensosa e nerissima quel gioco di maschere e menzogne, di nevrosi e pulsioni che è il segreto della condizione umana.
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Non ci sono aggettivi adatti per descrivere “un monumento” culturale nostrano come Piera degli Esposti, una grande attrice di cinema e teatro e autrice con Giampaolo Simi di questo particolarissimo romanzo. Per Piera degli Esposti scriverlo è stato come raggiungere un altro traguardo e realizzare il sogno (anche se su carta) di portare in scena il Riccardo III di Shakespare.

Penso alla fortuna dello stesso Simi di poter collaborare a questo progetto, quella fortuna che bussa a poche porte, ad alcune in particolare, penso alla vita che ci mette di fronte piani“succulenti” che non si possono rifiutare. In questo caso penso anche alla fortuna sfacciata dei lettori che abbiano (o abbiano avuto) l’opportunità di incontrare questo libro sul proprio cammino e imbattersi in una storia che non affoga nella banalità, una storia sostanzialmente di vita vera, di passioni e passionalità, di intrighi contorti e menti raffinate.

Un romanzo denso di fatti con personaggi dai tratti particolari, immersi nella realtà di oggi li potremmo incontrare a qualsiasi angolo di strada. Un palazzo che si affaccia su un cortile che riporta alla memoria un film celebre come “La finestra sul cortile” di Hitchcock. Quanto nasconde il buio e quanto sa invece rivelare agli occhi attenti di Piera, la protagonista. Un omicidio che non sembra tale fino quasi alla fine del romanzo dove i piani sono specchiati. Il lettore sa tutto fin da subito ma potrà sapere, nella lettura delle pagine, come i personaggi in campo arriveranno alla soluzione finale. Ecco questo lo rende diverso dai soliti gialli più classici. Qui l’indagine vera è nei pensieri e nelle intuizioni di Piera, una grande attrice nel romanzo (come nella vita) che vuole portare in scena a teatro un Riccardo III  al femminile, secondo una sua visione personale e per un suo grande desiderio. Le umane debolezze di un sovrano che usa astuzia e malvagità per raggiungere i suoi scopi di potere. Ma sono proprio le debolezze dell’essere umano che affascinano Piera e che la porteranno a un gioco psicologico con l’assassino che porterà un po’ tutti allo sfinimento. Non mancano gli intrighi della politica (come dire intrighi di corte) nel romanzo, intrighi e manovre che accadono in qualsiasi contesto odierno.

Un romanzo da leggere, che fa riflettere e ragionare, che afferra per mano il lettore che si trova a seguire Piera “in carne e ossa” in questa indagine nel profondo più buio dell’animo umano.

Una frase unica di tutto il romanzo simboleggia la storia: “L’ambizione non fa prigionieri” e su questa verità scenica (e non solo) verterà gran parte della riflessione dell’autrice e della protagonista.

In tutto questo non va dimenticata la scrittura potente di Giampaolo Simi che ci ha abituato a libri dai aspetti umani e psicologici, dettagliati, ben scritti ed estremamente affascinanti da leggere. Una scrittura ritmata, scenografica e intrigante che caratterizza i suoi romanzi, ricchi dei giusti dettagli che non lasciano mai niente di indefinito. Saper scrivere è un’arte di cesello e Simi la sa utilizzare davvero per deliziare i suoi lettori più esigenti.

Nelle descrizioni non manca una sorta di co-protagonista e Roma sullo sfondo è ben descritta così come la vediamo e la viviamo oggi,calda, afosa e stanca ma mai doma.

Un romanzo nero da leggere con attenzione, scritto da due grandi autori per una collana, la Nero Rizzoli, che sta pubblicando grandi meraviglie per gli amanti del genere.

 

 

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