Per la rubrica...

Stasera al cinema

Stasera al cinema… Manchester by the sea di Kenneth Lonergan
Ti è piaciuto questo articolo? Faccelo sapere nei commenti….

a cura di Stefania Ghelfi Tani

https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/M/MV5BMTYxMjk0NDg4Ml5BMl5BanBnXkFtZTgwODcyNjA5OTE@._V1_UX182_CR0,0,182,268_AL_.jpg

 

Dramma scritto e diretto da Kenneth Lonergan, candidato a sei premi Oscar.

Sicuramente un ottimo film, purtroppo non nelle mie corde, l’unica parola che a mio avviso caratterizza questa pellicola è “grigio”. Il grigio che permea il clima, gli abiti, l’ambiente, le case, l’incarnato, il cuore, ogni cosa.

Il fuoco, che tutto innesca, tramuta in gelo ogni pagina di questa storia. La terra dove è ambientata e il cuore di un uomo che si sforza di sopravvivere tra sterili fughe e difficili tentativi di seguire il proprio dovere. Lee Chandler è un essere mano solo, silenzioso e scontroso, un’anima ferita che tenta, senza riuscirci, di superare il peggior dramma della sua vita.

Lee, interpretato da Casey Affleck – perfettamente in parte – si vede catapultato nel passato per esercitare il suo dovere parentale e per farlo sarà necessario tentare di scongelare un pezzetto della sua ibernazione emotiva. Si vedrà costretto a confrontarsi con gli altri “che vanno avanti” mentre lui è rimasto incagliato in un’esistenza priva di vita.

Lucas Hedges nella parte di Patrick e Michelle Williams, nel ruolo della ex-moglie del protagonista sono eccellenti nel trasmetterci la fragilità, la disperazione e la voglia di vivere… ancora.

Lonergan alterna la narrazione tra passato e presente, con pause, dagli scarni dialoghi, nell’abitacolo di un auto.

Atonia emotiva, silenzi, lacerazioni, sentimenti inespressi, mancanza di comunicazione trasmettono pathos senza esibirlo, in una regia dove tutto è misurato e dove la realtà è estremamente prepotente.

Importantissima la sapiente fotografia di Jody Lee Lipes, quasi monocromatica, dai toni di grigio dove tutto si confonde; essenziali le inquadrature dove risalta l’isolamento anche spaziale di Lee.

Altrettanto fondamentale la colonna musicale con brani di Albinoni, Hendel, Bob Dylan e Ray Charles che caratterizzano i diversi momenti narrati.

Un pensiero mi ha accompagnata per tutta la durata della proiezione: quanto il luogo in cui si vive, e parlo di città, clima, società, casa, può influenzare una tragedia, un dolore, le difficoltà,  un lutto? Può tutto ciò che ci circonda alterare il modo in cui si vive, si subisce e si cerca di superare un dolore?

Sicuramente la location non è stata scelta a caso e sono certa che questo film ambientato altrove avrebbe avuto un altro sapore.

È spietatamente vero che nella realtà un dramma può capitare in luoghi molto diversi e l’ambiente circostante può condizionare la percezione del dolore così come il tentativo di cura e rinascita…come il sole, il colore, un nido caldo e accogliente possono lenire e aiutare ad abbattere il grigio.

 

Dalla stessa rubrica...

Lascia un commento

Aggiungi qui il testo dell’intestazione