Per la rubrica...

Sound Crime

RICHEY EDWARDS
Ti è piaciuto questo articolo? Faccelo sapere nei commenti….

Questa è una puntata di Sound Crime piuttosto insolita.

In genere parliamo di musicisti scomparsi, nel senso di morti. Qui si parla di un musicista scomparso…in senso letterale.

Richard James Edwards nasce in una cittadina del Galles nel 1967. Cresce come il classico adolescente con l’acne, afflitto da un’implacabile timidezza, ma con in più tutti i segni di una depressione incalzante: suo padre e sua madre, entrambi metodisti convinti, gli trovano sulle braccia tagli e bruciature di sigarette. A scuola è un ottimo studente, anche se più che sui libri di scuola è facile trovarlo concentrato sule pagine di Kafka, di Rimbaud, di Orwell.

E la musica? Richey ascolta gli Echo and the Bunnymen e i Public Enemy, ma non sembra immaginare per sé un futuro da rockstar. Studia in maniera accanita, si laurea nel 1989.

All’Università fa amicizia con Nicky Wire, gallese come lui, che suona in un gruppo chiamato Manic Street Preachers. Richey comincia ad andare in tour con la band, come autista e roadie prima, poi come portavoce ufficiale. Non solo: con il gruppo Richey può esprimere il suo potenziale artistico, lavorando sui testi e sulla copertina di Suicide Alley, il primo singolo.

A quel punto viene invitato a unirsi al gruppo come chitarrista ritmico. Lui accetta, ma non si ritiene affatto un musicista, tanto che nei primi concerti tiene il suo ampli a volume bassissimo. Gli interessa di più scrivere i testi ed essere, come dire, la mente artistica del gruppo. E l’immagine, gli interessa l’immagine: se la sua chitarra è quasi inudibile, il suo look è ispirato ai Clash, ai New York Dolls, e i suoi vestiti riportano frasi di Rimbaud. E poi le interviste: con un microfono davanti, Richey diventa un vero personaggio. Nel ‘91, il giornalista di NME Steve Lamacq demolisce i Manic Street Preachers. Dice, in pratica, che si atteggiano a punk senza esserlo minimamente. E allora, in tutta risposta, Richey prende una lametta e si incide nell’avambraccio la scritta 4 REAL: diciotto punti di sutura valgono bene un aumento di attenzione sulla band. La Sony arriva a produrre il loro primo EP, Generation Terrorists.

La band incide tre dischi in tre anni, con il terzo, The Holy Bible, che è in pratica una dichiarazione di depressione e disperazione da parte di Richey, che mangia come un uccellino ma beve come un elefante. Viene ricoverato in una clinica psichiatrica nel 1994, poco prima che esca il disco. Fa in tempo a suonare nel tour successivo, e a distruggere la propria chitarra il giorno del suo compleanno, 21 dicembre 1994, al London Astoria, ultima data del tour.

Già, il suo compleanno: il ventisettesimo. Il famoso club dei 27, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, Brian Jones, Kurt Cobain e Amy Winehouse, tutti morti a quell’età…

Il 1 febbraio 1995, mentre la band si prepara al tour negli USA, Richey Edward lascia di nascosto la sua stanza d’albergo a Londra e scompare per sempre. Ha appena prelevato 200 sterline dal suo conto in banca.

Un tassista sostiene di averlo caricato a Newport e di averlo lasciato a una stazione di servizio ad Aust, poco lontano dal Severn Bridge, un ponte che vanta un incredibile record di tentativi di suicidio e che ha ispirato l’album Brave dei Marillion.

Il 14 febbraio viene multata la Vauxall Cavalier di proprietà di Richey, abbandonata in una stazione di servizio. Ci ha vissuto dentro per giorni, pare, fino a consumare la batteria.

Qualcuno sostiene di averlo visto in seguito a Lanzarote o in India, anche se l’ipotesi più probabile rimane il suicidio nelle acque del fiume Severn.

Nel 2008, mentre i Manic Street Preachers portano in giro il settimo album, Richey Edwards viene dichiarato presunto morto. Nel 2009 la band fa uscire Journal for Plague Lovers, un disco basato sui testi scritti da Richey prima di sparire.

C’è ancora chi è convinto che Richey non sia morto, che si sia nascosto con un’altra identità, che stia vagando per il mondo anonimo e irriconoscibile, che sia diventato un homeless. Del resto, nonostante tutti gli episodi di depressione e l’autolesionismo, Richey non era tipo da soluzioni estreme: quattro mesi prima di sparire, aveva dichiarato in un’intervista per NME: «Non penso mai al suicidio. Sono più forte di così. Sarò anche debole, ma so sopportare il dolore.»

Del resto, il suo idolo Rimbaud non aveva forse abbandonato la poesia per diventare mercante d’armi in Africa, cambiando vita in modo radicale?

Forse nessuno saprà mai la verità.

E la breve vita di Richey Edwards rimarrà un affascinante, inesplicabile mistero.

Dalla stessa rubrica...
SOUND CRIME- BRIAN JONES

GIANLUCA MOROZZI Il 21 giugno, ancora una volta, si è ripetuto il miracolo del rock. I Rolling Stones hanno fatto ballare ed emozionare tutto San

Leggi Tutto »
gmorozzi
Jim Morrison

Ammettiamolo: è l’unica leggenda del rock alla quale un po’ crediamo. Per quanto ci divertano le mitologie su Paul McCartney o su Elvis, nessuno pensa

Leggi Tutto »

Lascia un commento

Aggiungi qui il testo dell’intestazione