Janis Joplin

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Nel club dei 27 ci sono tanti membri illustri. Gli artisti morti a ventisette anni, chi in maniera incerta e misteriosa, chi semplicemente vittima delle proprie dipendenze.

Janis Joplin, nella vulgata popolare del mondo del rock, fa parte della seconda categoria. Il 4 ottobre 1970 è morta di overdose in un luogo che ha un nome americanissimo, il Landmark Motor Hotel di Las Vegas. Facile, no? Un buco fatale, una dose eccessiva o tagliata male, ed ecco l’ennesima carriera promettentissima stroncata sul nascere, i dischi usciti postumi, e poi le infinite ricerche di frattaglie, inediti, esecuzioni live per rimpolpare una brevissima discografia.

Janis, texana, maggiore di quattro figli. Cresce in una città dove il Ku Klux Klan è parte dell’arredamento urbano, derisa per non essere aderente agli standard di bellezza da majorette del college, non capita dai suoi non apertissimi genitori. Pochissimo interessata allo studio, moltissimo interessata a Big Mama Thornton, a Odetta, a Leadbelly. La sua voce che ti strazia e ti graffia l’anima conquista il pubblico di Monterrey mentre lacera l’aria intonando Ball and chain. E poi, nel ’68, dai solchi di Cheap Thrills escono Piece of my Heart e Summertime che scioglierebbero anche un ghiacciaio.

Nel 1969 Janis incontra un altro mito della musica destinato a entrare nel terribile club dei 27, così come Jimi Hendrix, con il quale Janis ha avuto una relazione: Jim Morrison e Janis si incontrano a un party nella San Fernando Valley. Si piacciono, all’inizio, fino a quando Morrison non si mette a bere in modo smodato e ci prova con Janis in maniera non proprio signorile, con lei che scappa via, lui che la insegue e lei che risolve la situazione spaccandogli in testa una bottiglia di Southern Comfort.

Due anni dopo quella bottigliata, una persona spaccherà il pannello del bagno di una stanza d’albergo di Parigi, una porta chiusa a chiave dall’interno, e troverà Jim Morrison morto nella vasca, seguito da una sconvolta Pamela Courson, la ragazza di Jim. È il 3 luglio del 1971.

Lui è il Conte, al secolo Jean De Breteuil. È ricchissimo, amico di tutti, dei Rolling Stones, di Jim e Pamela, di Eric Clapton. E a molti artisti, lui, il Conte, fornisce droga.

Si chiama la Chinese, una sostanza così potente da diventare leggendaria. Solo il Conte spaccia la Chinese, la potentissima Chinese.

Lui è la prima persona che Pamela ha chiamato quando ha trovato la porta del bagno chiusa con Jim dentro, silenzioso e sordo ai suoi richiami. Lui, il Conte, lo spacciatore di fiducia della coppia, ha lasciato il letto che condivideva con Marianne Faithfull, l’ex fidanzata di Mick Jagger. Appena il Conte ritorna dopo la macabra scoperta, i due fanno le valigie e partono al volo per il Marocco. Con la fretta di chi sente in colpa per qualcosa.

Già: dieci mesi prima, il 3 ottobre 1970, Janis incontra George. Chi è George? Il suo pusher abituale. Uno scrupoloso, attentissimo, che controlla la qualità dell’eroina prima di smerciarla. Ma quel giorno ha avuto troppe richieste, non ha fatto in tempo a terminare i controlli, e poi, beh, quella partita è arrivata da un grosso fornitore, uno di cui si si fida. Un Conte. È la prima e l’unica volta che George non segue i propri scrupoli alla lettera.

La Chinese, a Los Angeles, in quei giorni fa dieci vittime. Il giorno dopo, Janis diventa una di quelle vittime.

È andata così? Peggy Caserta ha un’altra bizzarra teoria. Chi è Peggy Caserta? È una groupie, una spacciatrice, una futura biografa, a lungo amante – o fidanzata segreta, se preferite- di Janis.

Quel che dice Peggy Caserta è questo: Se qualcuno ha un’overdose, crolla a terra.

Invece Janis, dopo essersi iniettata l’eroina, è andata a prendere le sigarette a un distributore nel corridoio dell’albergo. È morta con le sigarette in una mano e il resto nell’altra.

E se fosse inciampata? Un tacco a clessidra nei sandali di Janis che si impiglia nel tappeto della stanza, Janis che cade faccia in avanti, si rompe il naso, muore per emorragia. Credibile?

Preferite la teoria della Chinese del Conte?

Preferite la teoria del tacco?

Ne avete una terza, o una quarta, di teoria?

Chi fa fatto sì che Cry Baby uscisse tre mesi dopo la morte di quella meravigliosa artista, a soli ventisette anni, come tutti gli altri?

Ci piace pensare a lei tra le lenzuola con Leonard Cohen, che la immortalerà nella celebre Chelsea Hotel #2, piuttosto che riversa tra il letto e il comodino di quel posto orribile che l’ha vista morire.

Janis Joplin – Cry Baby (Live) – YouTube

 

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