L’avete ucciso voi. Sì, proprio voi, con i vostri gusti barbari, con la vostra indifferenza, con la vostra incomprensione. Siete quelli che hanno fatto morire povero Van Gogh, che hanno distrutto la psiche di Dino Campana, quelli che scoprono i grandi artisti solo quando sono morti. Mgari avrebbero preferito essere apprezzati in vita.
Sì, l’avete ucciso voi, Nick Drake.
Nick Drake, un giovane inglese nato in Myanmar, ispirato nell’interesse per la musica dalla madre Molly, musicista e poetessa, tanto da cimentarsi in vari strumenti: il pianoforte, il sassofono, il clarinetto, ma soprattutto la chitarra. Studiata, analizzata, tanto da fare un uso particolarissimo e personale del fingerpicking e delle varie accordature possibili.
A Cambridge aveva scoperto Bob Dylan, ma anche Donovan e Van Morrison.
E nel 1969 era uscito il suo primo disco. Con un titolo sul quale si discute da sempre. Cosa voleva dire? Era profetico? Ci stava annunciando la sua prossima fine?
Five Leaves Left. “Ne rimangono soltanto cinque”, si potrebbe tradurre liberamente.
In apparenza il significato è chiaro: è il messaggio che appare in un pacchetto di Rizla quando restano soltanto cinque cartine. Nick Drake, forte consumatore di marijuana (la Mary Jane di The Thoughts of Mary Jane) doveva averlo visto parecchie volte, quel messaggio. O forse…
…forse già sapeva di avere solo altri cinque anni da passare sulla Terra?
Forse già sapeva che sarebbe diventato famoso solo da morto? “La notorietà non è che un albero da frutto talmente malato che non può mai fiorire finché ha il proprio fusto nel terreno”: è un verso di Fruit Tree.
Five Leaves Left ebbe la sorte toccata al primo disco dei Velvet Underground: ora è considerato un album immenso e seminale, all’epoca passò quasi inosservato. E non andò meglio al secondo tentativo di Nick, Bryter Layter, che giusto per evitare qualunque successo commerciale conteneva tre strumentali e addirittura un brano quasi allegro come Hazey Jane II.
Portare in giro quelle canzoni si era rivelata un’odissea tormentosa: il pubblico ascoltava disattento e chiassoso, perdendo spesso la pazienza durante gli interminabili cambi di accordatura. E dire che all’inizio del 1970 aveva in apertura un gruppo esordiente chiamato Genesis, destinato a un successo ben diverso dal suo!
Ai tempi di quel secondo album Nick aveva già ridotto al minimo le apparizioni in pubblico, rifiutando interviste e ogni tipo di promozione.
Pink Moon, del 1972, era ancor più scarno dei precedenti: niente musicisti tranne Nick, due giorni di registrazioni, ogni canzone suonata soltanto una volta, mezz’ora di durata.
Tornò a vivere con i suoi genitori, in uno stato di tale indigenza da non potersi neppure permettere delle scarpe nuove.
Il 25 novembre 1974, la depressione vince: Nick viene ucciso da un’overdose di amitriptilina. Trenta pillole di antidepressivo, quando basta per classificare la sua dipartita come suicidio.
Ha 26 anni: è talmente lontano da ogni tipo di notorietà da non riuscire a rientrare neppure nel Club dei 27.
1979: cinque anni dopo la morte (il cinque è un numero fondamentale in questa storia) Nick Drake diventa famoso grazie alla raccolta Fruit Tree.
Troppo tardi per goderne.
L’avete ucciso voi.
Sappiatelo.