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Stasera al cinema

Eterno visionario
La follia appartiene al genio che tende nella sua creatività a giocare in eterno.

Regia di Michele Placido

Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Federica Vincenti, Valeria Bruni Tedeschi, Aurora Giovinazzo, Giancarlo Commare, Michele Placido, Edoardo Purgatori, Dajana Roncione, Cosmo De La Fuente, Ute Lemper

Sceneggiatura: Michele Placido, Toni Crupia, Matteo Collura

Produttore: Federica Luna Vincenti, Daniele Bellucci

Produttore esecutivo: Angelisa Castronovo, Karim Chan

Casa di produzione: Goldenart production, Raicinema, Gapbuster (Belgio)

Distribuzione: 01 Distribution

Fotografia: Michele D’Attanasio

Montaggio: Consuelo Catucci

Musiche: Oragravity

Scenografia: Tony Zera

Costumi Andrea Cavalletto

Genere: Biografico – Drammatico

Anno : 2024

Recensione a cura di Dario Brunetti

È l’autunno del 1934 e Luigi Pirandello (Fabrizio Bentivoglio) è in treno con il suo agente letterario Saul Colin (Michele Placido) e sta andando a Stoccolma per ritirare il premio Nobel per la letteratura.

Un viaggio che lo porta a perdersi nei ricordi che han segnato la sua esistenza, quei fantasmi che vengono dal passato, voci che riecheggiano, ossessioni, passioni e sentimenti di profonda umanità faranno di lui un eterno visionario.

Per essere un eterno visionario devi diventare un classico, divenire un capolavoro. Pirandello è considerato uno dei massimi scrittori e drammaturghi del Novecento, in lui si riconciliano la passione del poeta e la freddezza del filosofo. È riuscito a farci comprendere le contraddizioni dell’uomo borghese e contemporaneo.

Nella pellicola diretta da Michele Placido, andremo alla scoperta delle sue opere e dei suoi viaggi che l’han portato da Roma a Stoccolma, dalla Berlino dei cabaret e di Kurt Weil alla straripante bellezza di Milano agli inizi del Novecento, per finire a Hollywood e Broadway in cui molti attori interpreteranno i suoi soggetti per il cinema, senza dimenticare l’arcaica Sicilia nella quale si mette in evidenza le condizioni di vita proibitive all’interno delle miniere di zolfo.

L’essere divenuto un genio è qualcosa che Pirandello ha dovuto pagare a caro prezzo, perché proprio il film, sotto la regia attenta di Michele Placido, si prende cura di ogni minimo dettaglio, focalizzando l’attenzione sulla vita intima dell’artista.

In Marta Abba, (Federica Vincenti) una delle più grandi interpreti del Novecento, troverà la sua musa ispiratrice, Pirandello resterà visibilmente folgorato dalla sua visione e dalla forte presenza scenica, scritturandola come prima attrice nel suo Teatro d’Arte di Roma.

Il loro incontro segnerà l’inizio di un amore che andrà ad alleviare le tragedie familiari, ma sarà bello contemplarlo nella sua innocente purezza.

Per lui non ci sarà forse quasi mai quel dolce sollievo, soprattutto se in famiglia si è abbattuta la tempesta che va a ledere il rapporto in primo luogo con sua moglie Antonietta Portulano (Valeria Bruni Tedeschi) affetta da disturbi mentali e in un secondo momento impatterà sui suoi figli, in particolare in Lietta (Aurora Giovinazzo) che la porterà in contrasto con la madre che vedrà negli occhi della stessa ragazza, una rivale.

Pirandello verrà per caso meno alla sua funzione di genitore? Forse! Rimane qualcosa di molto delicato a cui diventa difficile rispondere. Può farlo solo la voce della coscienza.

Sono le maschere di un’intera esistenza cosi rappresentate e messe in scena dalla saggia e acuta regia di Michele Placido passando dal cinema al teatro e tenute perfettamente in equilibrio mantenendone la giusta distanza come direbbe Carlo Mazzacurati.

Un viaggio letterario attraverso l’inconscio e la follia dove non vi è solo la sublimazione del mito, ma vi sono sogni, travolgenti passioni, tormenti, illusioni con desideri mai realizzati e poi infine il meritato trionfo.

Nel realizzo dell’opera cinematografica che rende omaggio a Pirandello viene utilizzata la tecnica dei flashback, Michele Placido ne dà un’immagine vivida e cristallina con quei chiaroscuri, di quelle luci e ombre che sono racchiuse nelle vite dei suoi personaggi.

Proprio il regista nativo di Ascoli Satriano ritrova, assegnandoli la parte di Luigi Pirandello, Fabrizio Bentivoglio, che ha lavorato nelle precedenti pellicole Un eroe borghese (1995) nelle vesti del giudice Giorgio Ambrosoli e Del perduto amore (1998), l’attore milanese offre una prova maiuscola, da sottolineare la poliedrica ed inesauribile Federica Luna Vincenti nel ruolo di Marta Abba al tempo stesso superlativa e di assoluto livello l’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi nelle vesti di Antonietta Portulano.

https://youtu.be/vdMhedTbSN0?si=FLXT4Gz9Yp9iRYXY

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