10 giorni con Babbo Natale di Alessandro Genovesi

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10 Giorni con Babbo Natale? Per Diego Abatantuono saranno molti di più! Il nostro incontro con il cast

Trama

I coniugi Rovelli (Fabio De Luigi e Valentina Lodovini) sono in crisi; mentre lui ha perso da tempo il lavoro, lei, dopo anni trascorsi a fare la mamma, ha trovato una soddisfacente dimensione professionale. Ormai è Carlo a occuparsi a tempo pieno della famiglia: cucina, pulisce, accompagna i bambini a scuola, va alle recite scolastiche e cerca di confrontarsi, con esiti non sempre felici, con i tre figli. Sono soprattutto i difficili caratteri e le crisi esistenziali dei ragazzi a rendergli la vita difficile: mentre, da una parte, l’adolescente Camilla è in piena fase ecologista, il più giovane Tito è affascinato dall’ideologia neonazista. Solo la piccola e simpatica Bianca riesce a strappare un sorriso al frustrato papà. La situazione precipita quando Giulia riceve un’inaspettata e allettante proposta di avanzamento professionale che la allontanerebbe però dalla famiglia. L’incarico infatti è a Stoccolma; per riuscire a ottenerlo deve superare un colloquio che si svolgerà proprio lì il giorno prima di Natale. Nonostante la rabbia iniziale, Carlo decide di sostenere la moglie e le propone di andare a Stoccolma tutti insieme, sperando così di farle capire quanto la famiglia sente la sua mancanza. Nel tentativo di ricucire i rapporti ormai incrinati tra i membri della famiglia, Carlo per il viaggio riesuma il loro vecchio camper, mezzo con cui in passato hanno trascorso tante vacanze spensierate. Fin dal primo momento però le buone intenzioni si scontrano con la realtà: la vetustà del camper, unita al freddo, al nervosismo della moglie e ai bisogni dei ragazzi, sembrano compromettere il viaggio. Lungo la strada la famiglia fa un incontro particolare: involontariamente Carlo investe uno strampalato personaggio in strane vesti (Diego Abatantuono) che afferma di essere Babbo Natale. L’uomo sostiene di essersi perso e chiede insistentemente alla famiglia di dargli un “passaggio” visto che stanno andando verso i paesi nordici. Agli occhi dei Rovelli l’individuo appare fuori di testa e anche un po’ rimbambito ma sotto insistenza dei ragazzi decidono di portarlo con loro per accompagnarlo a casa. Il viaggio con questo ospite buffo e surreale diventata un viaggio alla scoperta del senso della famiglia: Babbo Natale (tale si rivelerà essere veramente) riesce tra mille peripezie a tornare dai suoi elfi e, una volta a casa, spiega ai coniugi che il suo era stato un incidente volontario messo in scena per esaudire il desiderio espresso da Tito nella letterina di Natale in cui chiedeva, come regalo, di far riappacificare i genitori. La capacità dimostrata dai Rovelli di credere ancora nei sogni consentirà alla famiglia di tornare a essere felici e uniti.

Recensione a cura di Roberta Verde

Ci siamo lasciati alle spalle un Natale strano, solitario e amaro. E una favola contemporanea come Dieci giorni con Babbo Natale ha sicuramente portato calore e quell’atmosfera un po’ di sogno che caratterizza le festività natalizie. Il film, disponibile sulla piattaforma Amazon Prime, riflette con fedeltà la condizione di molte famiglie di oggi in cui i ruoli genitoriali si sono invertiti. Frutto, questo cambiamento, di una progressiva, lenta ma inesorabile rivoluzione culturale in cui le donne si allontanano dall’ideale ottocentesco di “moglie, madre e angelo del focolare” per ricoprire un ruolo attivo nella società. Spesso e volentieri però, ciò contrasta con il desiderio di metter su famiglia e diventare valido punto di riferimento per i figli, cosa che i coniugi Rovelli non riescono a essere. Eterni adolescenti a loro volta, la loro permissività con la prole rischia di sfociare in problemi irrisolvibili. Quindi per diventare buoni genitori bisogna essere prima di tutto adulti, persone realizzate sia personalmente che professionalmente, progetto al giorno d’oggi sempre più utopico. Nonostante la trama si riveli surreale, nasconde una lezione (scontata ma mai banale) sulla famiglia e sull’amore, che sono i veri valori, gli unici che possono rendere davvero felici. Più che nella storia, il vero punto di forza del film è nel gruppo di lavoro, già sperimentato nella prima avventura della matta famiglia Rovelli, Dieci giorni senza mamma (Genovesi, 2019) tragicommedia in cui Giulia, stanca di essere solo “moglie e madre”, decide di prendersi una vacanza a Cuba.  Come nel primo film, anche Dieci giorni con Babbo Natale presenta momenti forzati, in cui il riproporre alcuni stereotipi più che divertente diventa fastidioso. Sia De Luigi che Lodovini riescono a restituire con molta maestria due personaggi frustrati dalle scelte che si trovano a compiere. Menzione speciale a Diego Abatantuono, perfettamente calato nella parte di uno strampalato Babbo Natale e alla simpatia disarmante della piccola Bianca Usai, figlia del produttore Alessandro. Nonostante la magia della storia, il finale appare amaro: Giulia capisce che non può avere tutto e decide di rinunciare al colloquio. Segnale, questo, di una società che non è ancora pronta a supportare i desideri delle famiglie e delle donne contemporanee, che alla fine sono sempre costrette a fare una scelta. Scelta che gli uomini non sono quasi mai costretti a fare.

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