Vuoti di memoria
Sono mesi che Romeo Calandri è stato ucciso – o meglio, giustiziato, considerata la brutalità dell’omicidio. A valle di una rapida indagine, dietro le sbarre è finito Carmelo Musci, killer professionista al soldo della ‘ndrangheta, incriminato anche per il probabile assassinio di Luciano Orsi, socio di Calandri e scomparso lo stesso giorno dell’esecuzione. E invece, per una curiosa, grottesca e vagamente macabra coincidenza, proprio mentre si sta celebrando una messa in suffragio per la sua presunta morte, Orsi ricompare su una barca al largo di Cesenatico. Dove è stato per tutto questo tempo? Perché è su quella barca? È scampato a un omicidio, o è implicato in quello del socio? Soltanto lui può dirlo. Orsi, però, è affetto da amnesia. Per Soneri, che da settimane si interroga sulla memoria e sulla sua fatale inattendibilità, l’indagine diventa non solo uno stimolo a chiedersi quanto di vero c’è nei nostri ricordi – che tutti, involontariamente, manipoliamo -, ma si rivela anche l’occasione per scoprire che la tecnologia può gettare una nuova, sorprendente luce su casi forse archiviati troppo in fretta. Come è successo per l’omicidio di Romeo Calandri, perché più Soneri scava, più emergono incongruenze, molte delle quali riguardano Musci, che forse non è così coinvolto nel delitto come sembrava… Torna finalmente in libreria il commissario Soneri, la creatura letteraria più longeva e amata del maestro del noir italiano Valerio Varesi, tra i pochissimi oggi a saper indagare gli angoli più scuri dell’essere umano e della società in cui vive.
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Se  avete presente Roversi, scrittore che ultimamente, con il commissario Botero, refrattario, causa incidente sul lavoro, alle novità tecnologicamente avanzate,ci riporta ad un modo di indagare ritenuto superato, ma che lui privilegia: “ alla vecchia maniera “. Possiamo dire che l’ultimo di Valerio Varesi “ Vuoti di memoria “, vi si abbina benissimo con il tempo che si è fermato ad entrambi. Un Soneri con il proprio mondo alla rovescia, con il computer che colma i vuoti  di memoria, che difende i lavoratori ipersfruttati, dei veri e propri schiavi, dediti a fare consegne a domicilio, ridotti in schiavitù. Ma entrando nello specifico di questo giallo, ci imbattiamo con un deceduto, morto presunto in quanto il corpo non è mai stato ritrovato, e che invece salta fuori, con la memoria svanita, vivo e vegeto il giorno della commemorazione della scomparsa,ammazzato e resuscitato,come un ricordo rimosso che riaffiora. E poi ecco il vero morto, e l’azienda di pompe funebri che fa gola agli appetiti illegali attraverso il racket dei defunti;  il killer professionista , l’esecutore perfetto che diviene il capro espiatorio solo grazie ad un collegamento, considerato logico; logica che Soneri non prende in considerazione per le indagini che svolge, come del resto le facili spiegazioni; afflitto da un mondo sempre uguale. Soneri che svolge il proprio lavoro, in questo caso inizialmente in una indagine che non va avanti, senza un indizio, solo enigmi e dubbi; in un commissariato che pare, e non potrebbe essere altrimenti, uno studio di analisi ed è unito al mancato defunto dalla mancanza di memoria. Il primo un dissacratore che da lezioni del buon vivere visto che ognuno è portato a ricordare a modo suo ed a costruire i propri giudizi su convinzioni ritenute giuste ma che in realtà sono sbagliate e che prevede un futuro investigativo in cui tutti saranno seduti alla tastiera visto il suo scetticismo verso il mondo digitale; il secondo affetto da amnesia dissociativa, da un trauma psicologico. Un giallo che ci mette a tu per tu con il punto interrogativo su cos’è realtà;cos’è la memoria, la storia, il passato, con dei dialoghi filosofici sui massimi sistemi di alto livello, con dei richiami addirittura a Schopenhauer, e diciamoci la verità, più che un giallo, Varesi ci offre, in lettura, un trattato sul vivere, sul vivere in un buon equilibrio mentale. Tutto questo ambientato in una Parma, con il suo, storicamente famoso, Oltretorrente, avvolta dalla nebbia inquietante ed allo stesso tempo affascinante; nebbia che aiuta il Soneri fatalista, a trovare la tranquillità necessaria nel suo vagare di notte, visto il malumore mattutino; oltre alla nebbia, l’atro anestetico che offre una piacevole sonnolenza: il vino; un Soneri stanco anche delle indagini che finiscono per assomigliare tutte, ed indagare vuol dire suscitare domande . Si potrebbe continuare all’infinito nel descrivere il pessottimismo che caratterizza Soneri. Il finale è ciò che si addice a queste 365 pagine: cercare all’infinito. Colpevolezza o innocenza?

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