Verso un forse
“Verso un forse” raccoglie componimenti che cercano uno spazio tra posti già occupati e libertà incerte, secondo un percorso di riflessioni in tre parti. Ciascuna sezione è introdotta da un elenco di “posti riservati” e sviluppa un tema di ricerca: la fragile solitudine, la fatica del cambiamento, il riscatto della consapevolezza. Con giochi di parole, persone e personaggi e alcuni riferimenti, più o meno espliciti, a opere cinematografiche e letterarie, la strada intrapresa da queste poesie si articola attraverso un intreccio di incontri, motore e senso della complessa e unica molteplicità che realizziamo e portiamo dentro. Un piccolo (o grande) viaggio tra possibili categorie per sentirsi al proprio posto e altrettanti gradi di libertà per sfumare l’impellenza di una collocazione. Voce di Roberto Roganti [bandcamp width=100% height=120 track=2647594011 size=large bgcol=ffffff linkcol=0687f5 tracklist=false artwork=small]
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Ho letto questo libro di Stefano di Ubaldo: poesie o meglio scritti in forma poetica, come cita la sua biografia. In effetti a una prima lettura informale ci si trova davanti a un testo decisamente prosastico, si potrebbe quasi definire raccolta di pensieri o impressioni scritti andando accapo molto spesso. Invece dopo un secondo passaggio fatto a voce alta, perché io di solito la poesia la leggo nel vero senso della parola, ci si accorge che, oltre a una nota malinconica tipica dei poeti, c’è una gran ricerca di un qualcosa, come se l’autore inseguisse una sua idea senza raggiungerla. Però questo modo di scrivere, a volte fin sincopato, è interessante. Le parole sono usate con discernimento, spesso sono pure “difficili” ma inserite in un contesto preciso dove si sposano alla perfezione, segno di profonda conoscenza della lingua italiana.

Nel complesso non posso dire che questo libro mi abbia entusiasmato, sì, interessante. Mi ci sono specchiato, l’usus scribendi mi ha ricordato me stesso all’alba della mia vena poetica, belle parole, bei concetti ma tutto scritto non proprio in poesia, quasi in prosa.

Ad ogni modo aspettiamo la maturità di questo ragazzo, se come me capirà l’essenza della poesia saprà rivedersi e scrivere “come Dio comanda”. Per ora mi ha ricordato, in un certo senso, Simone Cattaneo, triste e dissacratorio; gli auguro comunque miglior vita.

 

Un consiglio al lettore: non leggete con la mente, leggete con la voce, rispettate le pause e la punteggiatura, la poesia non è solo scritta, per capirla bisogna leggersela, come se il pubblico fossimo solo noi.

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