E’ stato il romanzo di Michail Crichton “ Sol Levante”, seguito da una trasposizione cinematografica, omonima, altrettanto notevole, con Sean Connery, a far conoscere al grande pubblico l’astruso ma affascinante mondo giapponese, con la sua singolare mentalità fatta di senso dell’onore e del sacrificio e di una “resilienza” ( mai questo brutto ma pregnante termine è stato usato più a proposito) incrollabile.
In “Sol Levante ci trovavamo negli anni novanta del secolo scorso, nella megalopoli americana più multietnica, Los Angeles, e la storia riguardava un crimine che, per essere risolto, presupponeva un’ immersione negli usi e costumi, difficili da comprendere, degli abitanti della mitica “Cipango”.
Il romanzo di Daniele Cellammare è un ampio affresco storico del Giappone ottocentesco, nel periodo del traumatico passaggio dalle antiche tradizioni (in realtà mai spentesi) e la modernità spinta dall’industrializzazione e dal capitalismo globale (un nuovo assetto di cui poi il Giappone è diventato assoluto protagonista).
Si ha così modo, nello scorrere della vicenda che ha il pregio di non essere mai pesante nonostante l’argomento potenzialmente ostico, di conoscere aspetti inediti della cultura e dell’organizzazione sociale giapponese del passato, incentrata sul predominio dello “Shogunato” una istituzione di stampo feudale, retta dal comandante supremo delle forze militari, che pur svolgendo il ruolo di capo del governo, si sovrapponeva al potere della monarchia di fatto esautorandola. Si impara anche che quelli che noi conosciamo come “feudi”, nel Giappone dell’epoca si chiamavano “domini”, e i feudatari “daymo”.
La protagonista della storia, che fornisce il titolo al romanzo, Nakano Takeko, è veramente vissuta ed ha avuto un ruolo eroico ( pur essendo donna!) nella guerra civile che ha portato all’abbattimento dello “shogunato”, difeso dai “tradizionalisti” fino all’estremo sacrificio. Takeko era una versione femminile del samurai, chiamata “onna-bugeisha”, altrettanto coraggiosa ed esperta nel combattimento con armi bianche e corpo a corpo.
La lettura del libro è consigliatissima perché riesce davvero a trasportare in un luogo e in un tempo che sembrano quelli di un “fantasy” ed invece fanno parte della storia del mondo.
Notevoli sia la declinazione dell’amore sentimentale da parte di Takeko e del suo innamorato, un’unione impossibile per il prevalere dei doveri militari, e la scoperta sorprendente ( ma fino a un certo punto) che l’esaltazione del suicidio come “morte onorevole” si traduce in modalità rituali diverse a seconda dello status di chi lo compie, e non solo nel classico “autosventramento” , harakiri o seppuku, riservato ai samurai.