SULLE ORME DEL BRIVIDO
Questa antologia riunisce alcuni dei racconti più belli scritti da Gianluca Arrighi. Vi si ritrovano l’atmosfera e la suspense che caratterizzano tutte le opere del grande autore romano, dove trame e personaggi s’infiammano in un incastro perfetto. L’indagine di Arrighi si addentra come sempre tra i meandri dell’animo umano, colto nella sua metà oscura e nella sua profondità insondabile. Ogni racconto è un piccolo gioiello che accompagna il lettore in un indimenticabile viaggio… sulle orme del brivido.
Hai letto anche tu il libro? Lasciaci un commento…

Recensione a cura di Manuela Fontenova                    

Non sono una scrittrice e da non addetta ai lavori ho sempre creduto che scrivere un racconto fosse assai difficile e rischioso, nasce da qui la mia lontananza dal genere. Leggo racconti raramente e ancora più raramente con piacere e per due motivi ben precisi: non sempre riesco a trovare una trama svolta pienamente nelle poche pagine a disposizione, molto spesso sembra un esercizio di stile, altre invece alla fine della storia mi resta un senso di insoddisfazione, vorrei saperne di più, vorrei che procedesse oltre.

La premessa non è delle migliori ma lasciatemi dire che mi sono dovuta ricredere e che i racconti della nuova antologia di Gianluca Arrighi, Sulle orme del brivido, sono i migliori che abbia mai letto!

Una raccolta gustosissima, sedici racconti assolutamente perfetti, lo stile di Arrighi non lascia spazio a critiche, è ineccepibile e unico nel suo genere. Tante le tematiche trattate, dalla gelosia alla vendetta, dalla malattia psichiatrica al serial killer che terrorizza la città (e che in piena notte ti fa venire voglia di andare a controllare se hai chiuso a chiave la porta di casa). Ogni racconto è un piccolo microcosmo abitato da personaggi costruiti da pochi ma efficaci tratti, nonostante la brevità imposta dal genere, l’empatia è immediata. Lo scrittore ci accompagna nella psiche dei figuranti, ci fa sondare il dolore e la pazzia che alberga nelle loro menti ed è così abile da trarci spesso in inganno, tanto che quando giunge il colpo di scena finale, si rimane sospesi tra l’incredulità e la sensazione di essere stati anche noi un po’ vittime di quella folle scia omicida.

Abbiamo detto che sono sedici racconti di lunghezza variabile, alcuni brevi, come quello di apertura La vendetta di Paolo e altri più lunghi, come Amnesia che conta circa 90 pagine.

Non è facile recensire racconti proprio per la natura stessa dell’elaborato, ma di qualcuno voglio raccontarvi il tanto che basta a rendervi partecipi del mio entusiasmo.

Comincio da quello che mi ha fatto tremare, che mi ha fatto sobbalzare a ogni scricchiolio o rumorino notturno, Il sorriso del bambino, perché proprio di notte si srotola la vicenda di Geltrude. É notte appunto, i bambini dormono e il marito è a lavoro, sembra il momento perfetto per distendersi in compagnia di un buon libro ma è successa una cosa nel quartiere, un omicidio piuttosto efferato. La porta è chiusa, in casa non c’è nessuno eppure un’inquietudine tormenta questa donna dai capelli ramati: rumori? Sì ma in ogni casa ci sono piccoli suoni innocui, no non è quella la causa. Cos’è che la turba? Geltrude pensa e ripensa… e il colpo di scena arriva come una doccia fredda!

Ho citato Amnesia e non posso non spendere due parole su questo ottimo racconto lungo; il deputato Augusto Sforza viene trovato assassinato dalla moglie Assunta nel suo studio, dopo il primo sgomento gli inquirenti ascoltano i familiari. La figlia Gigliola che era in casa al momento del decesso, Stefano e Angela che alla ricerca del colpevole lasciano trasparire le crepe di una famiglia disgregata dall’interno. Chi può aver commesso un crimine così brutale? In casa però c’è un ospite e proprio quell’ospite non ricorda nulla, nemmeno di conoscere le persone che continuano a chiamarlo con un nome a lui estraneo. Sarebbe davvero troppo facile fare congetture, e il nostro abilissimo autore segue tutte le piste possibili, ma come per gli altri racconti il finale arriva con sfacciata imprevedibilità.

Non vi tedio oltre ma lasciate che vi consigli il mio preferito, La prima moglie del Professor Filanti: è la vigilia di Natale e l’avvocato Luca Ghirari (che io ho immaginato sempre con le fattezze di Arrighi) riceve la telefonata di Rebecca, amica di vecchia data. Bastano due parole per riportare alla mente l’evento che cambiò per sempre la vita della giovane donna e che Luca ricorda come fosse appena accaduto. L’amica stava per convolare a nozze con il professor Filanti un vedovo maturo ma estremante affascinante, colto e pronto a lasciarsi alle spalle il doloroso lutto della prima moglie. Che c’è di inquietante? Se ve lo dicessi vi rovinerei la sorpresa ma tenetevi pronti perché rimarrete piuttosto stupiti.

Tutti i meravigliosi racconti dell’antologia si concludono con un colpo di scena da maestro, sedici sconvolgenti finali, sedici esclamazioni di stupore! Gianluca Arrighi ha superato ogni mia remora con una scrittura chiara, logica, consequenziale: ha imbastito trame solide e srotolato intricate matasse piazzando indizi fuorvianti in ogni dove. A volte mi sono sentita “ingannata” credetemi, e spiazzare un lettore attento non è mai impresa facile! Ogni storia si esaurisce nello spazio che l’autore ha stabilito: non ci sono buchi, non ci sono dubbi. Non resta quel senso di insoddisfazione, non c’è bisogno di sapere altro.

Un lavoro eccellente, una penna elegante e colta, d’altronde la professione di Arrighi (noto avvocato penalista) si sente e arricchisce di dettagli ogni vicenda. Una lettura che mi ha travolta e piacevolmente stupita, molto più di un piccolo gioiello, io direi un piccolo capolavoro!

Dello Stesso Genere...

Lascia un commento