Dove abita il diavolo
È successo allo scavo archeologico. Il cadavere disarticolato della donna giace ai piedi della scarpata, illuminato dai flash, circondato da paramedici e poliziotti. Le giunture scomposte, gli occhi pieni di niente, un rivolo di sangue secco all’angolo della bocca. Flavia è precipitata nello strapiombo da un’altezza di trenta metri. Lungo il costone, rami spezzati, brandelli di tessuto, residui organici sulle rocce. Un incidente, dicono tutti. Incidente un cavolo. Il pensiero si fa strada nella mente di Matteo Montesi, investigatore privato, che con la vittima aveva un rapporto personale. Oltre che una ricercatrice, impegnata nello studio dei resti rinvenuti di un’antica gladiatrice, lei era soprattutto un’atleta, capace di cavarsela in una situazione di pericolo. Qualcosa però la preoccupava. Lui l’aveva vista muoversi circospetta, quasi percepisse l’incombere di una minaccia. Incidente un cavolo. Omicidio, piuttosto. Al momento è solo una sua fantasia; per trasformarla in un’ipotesi credibile, Montesi dovrà scavare in profondità sotto la superficie delle cose. Montesi l’idealista suo malgrado, in lotta perenne contro lo scetticismo generale. Non ha ancora imparato che è inutile correre dietro alla verità assoluta. È già tanto arrivare a una discreta approssimazione. Ma lui è fatto così.
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Recensione a cura di Massimo Ghigi

I 90 anni della collana de “Il Giallo Mondadori” iniziano alla grande con una degna rappresentante del giallo italiano, la bravissima Marzia Musneci.

Dove abita il diavolo è il titolo della nuova avventura dell’investigatore Matteo Montesi, personaggio che ha dalla sua, oltre ad un notevole acume investigativo, anche una grande simpatia, caratteristica che lo accomuna alla sua creatrice.

Uno dei pregi dei gialli di Marzia Musneci è senza dubbio l’ironia che stempera trame gialle peraltro sempre intriganti e ben congeniate; Montesi ha sempre la battuta pronta e le scaramucce dialettiche con il suo amico commissario di polizia Felice Santarelli o le schermaglie amorose con la donna della sua vita, la profiler Cristiana Perla, sono un grande valore aggiunto imprescindibile in ogni romanzo.

Una storia questa che si divide tra passato e futuro, e per questo molto originale e interessante; Flavia Sanguera Del Poggio, la vittima amica di Montesi, è infatti un’appassionata e prestante gladiatrice in rivisitazioni storiche ma anche una ricercatrice, una fisica sanitaria; da qui la doppia anima antica e allo stesso tempo futuribile del libro.

Montesi si trova, inizialmente solo, contro lo scetticismo di tutti, alla ricerca di un assassino per tutti inesistente; le sue indagini lo portano a dividersi tra la ricerca dei preziosi resti di Amazon, una famosa gladiatrice, e quella di una porta dietro la quale si cela, forse, la formula che porterà ad una svolta epocale nella medicina. A confondere le idee al nostro eroe ci saranno gli equivoci membri della famiglia della vittima ed una misteriosa scrittrice che appare e scompare a più riprese.

Ho apprezzato tanto i risvolti psicologici che questa storia ha avuto su Montesi, a tratti quasi schiacciato dai sensi di colpa dovuti, da un lato al fatto di non aver portato ad un livello più profondo la  bella amicizia con Flavia, la vittima, e dall’altro proprio per il motivo opposto, ossia aver pensato in qualche modo ad una possibile storia amorosa con una donna che non fosse la sua Cristiana.

E proprio Cristiana sarà portatrice di una grande sorpresa, una svolta nella vita di Montesi che, in prospettiva, aprirà nuovi e interessanti scenari per le prossime storie.

Pur continuando a considerare Doppia indagine l’apice dell’opera di Marzia Musneci, applaudo veramente questo suo nuovo bel libro che consolida in me la convinzione che presto vedremo i lavori dell’autrice in edizioni da libreria degne del suo valore.

Alla prossima!

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