La storia la conoscete, è pressapoco quella del film (da vedere), già ottimamente recensito nel Blog da Stefania Ghelfi Tani.
Il libro, come spesso accade, offre più particolari della vicenda, scava nel vissuto dei protagonisti e dà maggiori spunti di riflessione.
Mi è piaciuto che l’autrice riesca a narrare con gli occhi di un bambino fatti così forti e disgustosi senza mai scendere nel dettaglio truce, scabroso, ributtante o grottesco.
Interessante il racconto del periodo successivo alla liberazione: dopo tanti anni di segregazione, la prigione diventa uno spazio intimo e sicuro mentre all’esterno ci sono mille insidie per chi ha perso la confidenza con la libertà. E la drammatica scelta? Gesto razionale o emozionale, di estremo amore o di massimo egoismo? Tanti temi su cui soffermarsi.
Mio personale plauso alla traduttrice, Chiara Spallino Rocca, che ha fatto un eccezionale lavoro, rendendo il libro ben scritto, piacevole e fluido nella nostra lingua madre.
Consigliato a stomaci forti!