Recensione a cura di Dario Brunetti
Capita molto spesso leggendo le pagine di un libro di imbattermi in casi che poi, poco tempo dopo avvengono nella realtà quotidiana; è proprio quel che è accaduto con il nuovo romanzo uscito per la Fratelli Frilli editori Intrighi e morte sull’Adda, dell’autore di origine lucane Antonio Gerardo D’Errico.
Poeta, sceneggiatore e scrittore prolifico si ripresenta al lettore con un noir psicologico, rispolverando il genere dopo un lontano 2008 che lo aveva visto classificarsi al terzo posto grazie al voto della giuria popolare del prestigioso Premio Scerbanenco con il thriller dal titolo Il discepolo, un testoche affrontava l’inquietante tema delle sette sataniche.
Nell’ultimo periodo il mondo della scuola è stato al centro dell’attenzione per casi di cronaca nera, così l’autore grazie alla sua esperienza e conoscenza delle questioni sociali e delle loro dinamiche che si sviluppano tutt’ora nel nostro paese e che hanno un notevole impatto a livello mediatico, ha ambientato una storia piena di segreti e misteri interessando la zona della provincia lombarda, tra Treviglio e Cassano D’Adda.
D’Errico si avvale di una prosa elegante e di una narrazione avvolgente che soprattutto nel finale alzerà quell’asticella della tensione tipica del thriller.
Una macabra scoperta coinvolge il professore di religione Bonfanti, voce narrante del romanzo, che ritrova il corpo senza vita di Giampiero Rota nei sotterranei del liceo. Si tratta del custode dell’edificio scolastico.
Il caso solo in apparenza sembra essere archiviato come suicidio, ma diventa solo un perfetto escamotage per l’ottimo commissario Albani per focalizzarsi sui protagonisti della storia.
Oltre al già citato professore Bonfanti, c’è sua figlia Caterina, la sua fedele amica Sharika e infine Lara, cugina di Sharika, le ragazze sono tre studentesse del liceo dove è avvenuto il rinvenimento del custode, intorno a loro c’è la dirompente e tenebrosa figura maschile di Nicola.
Non mi vorrei addentrare troppo nelle vicende del romanzo e mi interesserebbe più soffermarmi sugli aspetti che l’autore ha saputo mettere in evidenza da attento osservatore, un po’ come lo è il suo commissario Albani.
Un uomo scrupoloso e riflessivo che cerca di entrare nella psiche dei soggetti interessati che faranno emergere tutte le loro fragilità: in primis il professor Bonfanti che dopo aver perso sua moglie Emma, non riesce a costruire un rapporto con sua figlia Caterina, che le appare sempre più sfuggente; peculiarità determinanti e facilmente riscontrabili un po’ nelle nuove generazioni e della mancanza di sapersi relazionare al meglio con i propri genitori.
Nel caso del romanzo la stessa Caterina vede in Sharika, la sua fedele amica, la sorella che non ha e le confidenze giocano un tiro mancino a Nicola, vittima di un amore folle e incondizionato.
Quanto può il forte legame di amicizia essere decisivo a tal punto di vincere su un amore che non conosce limiti?
La grande capacità di D’Errico sta nel creare la giusta empatia tra lettore e i protagonisti, croce e delizia di una storia costruita con mestiere e soprattutto con la saggezza del narratore, inoltre ha dato voce ad Albani che non è solo un abile commissario puntuale e preciso nell’esercizio delle sue funzioni, ma è un personaggio introspettivo che sa interrogare le coscienze, scavando negli abissi dell’animo umano.
Inoltre vengono sviluppate e sottoposte all’attenzione del lettore tematiche scottanti di grande rilevanza, come la violenza sulle donne e il racket della prostituzione minorile, sull’ultimo argomento citato dall’autore, mi piacerebbe ricordare una preziosa pellicola cinematografica di denuncia sociale girata nel 1975 dal regista Carlo Lizzani, ambientata nella Milano anni 70. Storie di vita e malavita- Racket della prostituzione minorile furono scelti nell’occasione attori non professionisti.
Ad oggi non è cambiato poi tanto, il mestiere dell’autore sta nel riportarci alla realtà raccontando storie di vita pulsante , con profonda convinzione posso affermare che D’Errico è riuscito a trasmetterci queste emozioni raccontando i mali della nostra società in cui viviamo catalizzandone la dovuta attenzione, sono sicuro che lo ritroveremo molto presto il commissario Albani in un’altra imperdibile indagine dai contorni noir.