Recensione a cura di Manuela Fontenova
Il tanto atteso romanzo di Ninni Schulman non delude le aspettative dei lettori: dopo aver imparato ad apprezzarne le capacità di narratrice grazie alla serie di Magdalena Hansson, giornalista ficcanaso alle prese con i fatti di cronaca che animano la piccola città svedese di Hagfors, la Schulman cambia rotta e con Tu sei la mia ossessione ci regala un thriller psicologico davvero inquietante.
Quella che sembra iniziare come un’idilliaca storia d’amore è in realtà una torbida vicenda in cui il gioco delle parti sovverte ogni tentativo di inquadramento da parte del lettore.
Iris e Pål sono due esseri profondamente delusi dall’amore, cercano la perfetta dimensione del cuore, il sentimento che prometterà loro di cancellare i dolori del passato. Iris così avida di sicurezza si butta per l’ennesima volta a capofitto nella nuova relazione e Pål … Dio solo cosa ha passato, e cosa sta scontando nel presente, quando con tristezza e sconcerto ci racconta come la travolgente passione abbia trasformato il sogno nel peggiore degli incubi.
Il libro comincia infatti con i racconti e i tormenti di un uomo che cerca di capire cosa sia accaduto: l’incontro con Iris, la passione, la speranza di una vita insieme.
Come dicevo sopra ci troviamo di fronte a un thriller psicologico inquietante; l’autrice è riuscita a confondere il lettore che non può decidere di chi fidarsi, chi è il cattivo? La preoccupazione per i due cresce pagina dopo pagina, vorrebbe voglia di gridare a Iris di stare attenta a Pål e a Pål di guardarsi le spalle da Iris, ma come è possibile?
Credo che la bravura della Schulman risieda proprio nel suo aver trasmesso paura senza aver fatto ricorso a scene crude o violente, ha sintetizzato alla perfezione la violenza psicologica, la soggezione, quella scellerata capacità di mettersi in una situazione di pericolo senza nemmeno accorgersene.
Ma perché fa paura questa storia? Perché è vera, può accadere a tutti e soprattutto smaschera quanto il mondo dei social che troppo spesso assorbe la nostra quotidianità, possa metterci alla mercé di chi cerca facili prede.
La scrittrice che si è fatta conoscere grazie al fortunato genere del giallo svedese, cavalcando l’onda del successo dell’amatissima Camilla Läckberg, con questo romanzo mi ha davvero stupita. I due protagonisti sono difficili da comprendere e conoscere perché se da un parte ne racconta la vita anche nei piccoli dettagli, dall’altra lascia intuire una zona d’ombra che potrebbe renderli sia vittime che carnefici e l’effetto voluto credo sia proprio quello di spiazzare il lettore per condurlo a un colpo di scena finale che resta però, a mio avviso, sospeso e che si presta ,forse, a più di una interpretazione.
Una storia che corre lungo il filo dell’inganno, una tensione palpabile, la netta sensazione che la tragedia potrebbe sfiorarci da un momento all’altro, seppur Pål e Iris siano due persone normali, forse anche un po’ banali nella loro ricerca della felicità.
Seguo Ninni Schulman dal primo romanzo pubblicato in Italia, La bambina con la neve tra i capelli, e l’evoluzione della sua scrittura è quanto mai sbalorditiva. Ogni nuovo libro ha segnato un passo verso uno stile sempre più curato e coinvolgente, una maggiore attenzione alla caratterizzazione psicologica dei personaggi che qui ha veramente raggiunto livelli altissimi. Devo però ammettere che spero in un ritorno alla serie di Hagfors che ricalca perfettamente i dettami di quel genere definito “giallo domestico”, dove vita familiare e indagini si legano con naturalezza, in perfetta armonia con l’ambientazione svedese che tanto piace a noi amanti del filone.
Una bellissima lettura, una conferma e allo stesso tempo una scoperta.