Genere:
Questione di costanza
A Verona c’è uno dei pochi centri italiani di Paleopatologia e l’altro giorno un’amica mi ha detto che è stato bandito un assegno di ricerca per un anno.» Per prima cosa ho dovuto capire cos’è la Paleopatologia. È un po’ come la medicina applicata all’archeologia, si studiano le malattie del passato a partire dai resti umani. Mummie, roba così. Il concorso si basava su una selezione per titoli, non ho nemmeno dovuto studiare o presentarmi per un colloquio. Una pacchia insomma, e infatti l’ho vinto io. C’era un solo posto a disposizione e io sono arrivata seconda in graduatoria. Su quanti? Su due, naturalmente. Verona non è la mia città. E la paleopatologia non è il mio mestiere. Eppure, eccomi qua. Com’è potuto succedere, proprio a me? Mi chiamo Costanza Macallè e sull’aereo che mi sta portando da Messina alla città del Veneto dove già abita mia sorella, Antonietta, non viaggio da sola. Con me c’è l’essere cui tengo di più al mondo, sedici chili di delizia e tormento che rispondono al nome di Flora. Mia figlia è tutto il mio mondo, anche perché siamo soltanto io e lei… Lo so, lo so, ma è una storia complicata. Comunque, ce la posso fare: in fondo, devo resistere soltanto un anno. È questa la durata del contratto con l’istituto di Paleopatologia di Verona, e io – che mi sono specializzata in anatomia patologica e tutto volevo fare tranne che dissotterrare vecchie ossa, spidocchiare antiche trecce e analizzare resti centenari – mi devo adattare, in attesa di trovare il lavoro dei sogni in Inghilterra. Ma, come sempre, la vita ha altri programmi per me. Così, mentre cerco di ambientarmi in questo nebbioso e gelido inverno veronese, devo anche rassegnarmi al fatto che ci sono delle scelte che ho rimandato per troppo tempo. Ed è giunto il momento di farle. In fondo, che ci vuole? È questione di coraggio, è questione di intraprendenza… E, me lo dico sempre, è questione di Costanza.
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Alessia Gazzola ritorna al grande pubblico con una nuova protagonista femminile, che ricorda la sua più riuscita creazione, Alice Allevi, portata al successo anche grazie alla fortunatissima serie televisiva prodotta e trasmessa dalla Rai.

Questione di Costanza si presenta come il primo di una serie, che probabilmente seguirà le orme dell’Allieva e diventerà una serie televisiva.

La protagonista Costanza Macallè, anatomopatologa appena laureata, per motivi professionali lascia la sua Sicilia per Verona, le viene offerto un lavoro che in realtà non le interessa neanche molto, ma avendo vinto il concorso di paleopatologia, lo accetta. Al concorso avevano partecipato solo due persone, ma la prima candidata poi rinuncia.

Costanza si sente assolutamente inadeguata per il nuovo lavoro, non lo conosce, non ama la storia, ma deve resistere perché non è sola. Facciamo la conoscenza della figlia Flora, adorabile bimba, dotata di più spirito di adattamento nella nuova città della madre. Costanza è una madre single, a differenza di Alice, il personaggio si arricchisce così di nuove sfaccettature, che superano la capacità di cacciarsi in situazioni paradossali e sconclusionate, pur rimanendo parte integrante delle varie vicissitudini, tipiche dei personaggi della Gazzola. Troviamo in questo romanzo le difficoltà tipiche che devono affrontare i genitori single, che pur di mantenere un tenore di vita adeguato sono costretti a sacrificare le proprie ambizioni lavorative e di carriera. Inoltre Costanza si trova a dover fare una scelta difficile. Il padre non conosce l’esistenza della figlia, si era trattata infatti di una breve storia di passione, e ora la protagonista si trova davanti il dilemma morale di dover scegliere se cercarlo, e in questo caso in che misura coinvolgerlo nell’educazione e mantenimento della figlia, o lasciare nell’inconsapevolezza il padre.

A fare da sfondo alle vicende della protagonista, la Gazzola, introduce nella sua scrittura un tema nuovo, si confronta con il romanzo storico. Le vicende del presente si alternano con il mondo della storia, il lettore è trasportato all’epoca di Federico II di Svevia, vengono descritti personaggi storici realmente esistiti che si confrontano con alcuni inventati, il tutto per creare intrecci narrativi di  passioni e gelosie. Conosceremo le figlie di Federico II, Biancofiore e Selvaggia, alle prese con le difficoltà delle donne dell’epoca, tra matrimoni organizzati, l’obbligo morale di partorire dopo il matrimonio, i rapporti complessi tra sorelle, che si contrappongono al rapporto tra Costanza e Antonietta.

Il mix funziona piuttosto bene, la scrittura della Gazzola è sempre piacevole e scorrevole. Il romanzo si legge agevolmente, la protagonista piace per la sua freschezza, i personaggi di contorno come la piccola Flora sono adorabili e anche la sorella Antonietta è descritta molto bene.

Il finale lascia un po’ in sospeso, e questo è comprensibile dal momento che non si tratta di un vero finale. Attendiamo il proseguo della storia, per seguire le avventure della nuova eroina della Gazzola.  Costanza riuscirà a conquistare il suo sogno d’amore? E nel lavoro rimarrà all’Istituto di Paleopatologia della nebbiosa Verona o riuscirà a realizzare i suoi sogni professionali nella tanto agognata Londra?

Uno sfogo di solitudine e amarezza insieme, del senso di fallimento di chi nella vita è arrivato sempre secondo, è sempre stato il piano B di qualcun altro e non è mai valso la pena di un atto di stravolgimento. Ma quel che è peggio non è il dolore retroattivo, bensì la previsione che tutto ciò non è destinato a cambiare”

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