Recensione a cura di Dario Brunetti
Non sparare è il nuovo romanzo dell’autore Roberto Pegorini uscito per iDobloni del Covo della Ladra. Si tratta di un noir cupo a tinte fosche che introduce una tematica delicata che ha segnato la storia del nostro paese: le Brigate Rosse.
Protagonista della storia è Marco Polenghi, un uomo solitario che lavora in una tipografia e si porta con sé un passato che ha lasciato cicatrici profonde e che forse non si rimargineranno mai più. Veniva chiamato il Nebbia, un soprannome affibbiatogli ai tempi delle Brigate Rosse che cerca di rinnegare a tutti i costi.
L’uomo ha trascorso trent’anni di galera e ritrova l’ex tenente dei carabinieri Saverio Foschi, l’uomo che a quei tempi lo catturò. A distanza di anni gli dà ancora tormento, ma Marco non poteva mai immaginare che un giorno un collega più giovane di lui conoscesse il suo segreto. Quell’uomo più giovane è Francesco Chiozzi che ha fatto improvvisamente riemergere un passato che lo stesso Marco cerca ostinatamente di dimenticare. Dimenticare per sempre la figura del Nebbia, quando era un brigatista e cercare di vivere nell’anonimato conducendo una vita normale.
Intanto dei ragazzi vogliono ricostruire la lotta armata e vedono in Polenghi, la persona centrale per coinvolgerlo in questo progetto che funga da elemento portante su cui fare affidamento e che possa dare loro preziosi consigli.
Ma l’unico consiglio che l’uomo si sente di poter dare a questi giovani è di abbandonare questa rischiosa decisione che non devono nemmeno lontanamente prendere in considerazione.
Eppure quei ragazzi sono ostinati e Polenghi si troverà a essere nuovamente coinvolto e dovrà cercare di difendersi dai sospetti degli inquirenti e soprattutto da chi cerca a distanza di anni di marcarlo stretto come l’ex tenente Saverio Foschi. Forse gli è rimasta un’unica missione cercare di portare in salvo da questo orrore la più giovane del gruppo Manuela.
Roberto Pegorini confeziona un romanzo magistrale che affonda le radici in un passato storico che ha lasciato un solco indelebile avendo un impatto significativo e duraturo sul nostro paese.
Il noir diventa un mezzo sicuro per costruire un ottimo impianto narrativo che favorisce l’evolversi di una vicenda che porta con sé una trama piena di insidie che rilancia la tematica del brigatismo riportandola ai nostri giorni.
Non sparare funge come avvertimento a non mettersi in una situazione di inevitabile pericolo con conseguenze dagli effetti devastanti e dai quali forse non si torna più indietro mai più.
I tempi sono cambiati è la frase che il protagonista usa per convincere quei ragazzi avventati e decisi a voler stravolgere una realtà così piena di ingiustizie sociali che provoca in loro un forte sentimento di ribellione.
Ma non siamo qui per giudicare il presente o il passato attraverso retropensieri, al lettore non resta che perdersi nelle pagine di questo noir di ottima fattura con la pregevole firma di Roberto Pegorini.
Ogni storia potrebbe avere la sua colonna sonora e non ci sono mai state canzoni nella storia della musica italiana dedicate alle Brigate Rosse, ma ogni guerra interiore portata all’esasperazione conduce a qualcosa di tremendamente pericoloso, e allora forse se proprio dobbiamo non ci resta che andare a fare La lotta armata al bar, brano delle Luci della centrale elettrica.