Nera è la pioggia su Palermo non si può definire un thriller. È molto, molto di più.
Ci sono i morti, è vero. C’è un colpevole da trovare e ci sono commissari e poliziotti decisi a porre fine a questa serie di omicidi. Ma l’autrice ha la capacità di trascinare il lettore in un vortice. Accanto alla suspense, riesce a creare personaggi che, pur negativi, non riescono ad assumere la concezione di cattivi e, al contrario, altri che dovrebbero essere i buoni che invece risultano spietati.
Tutto il thriller è basato sulla filosofia di Hobbes, secondo la quale, se non ci fossero leggi da seguire, gli esseri umani sarebbero in conflitto continuo tra loro. Senza leggi, ogni singolo può rivendicare il diritto a ogni cosa. Se tutti hanno diritto a tutto, nasce un conflitto per entrare in possesso di ciò che si desidera. E il conflitto è inevitabile: l’uomo è lupo fra gli uomini (homo homini lupus).
Ettore segue la filosofia di Hobbes. Per una sua etica perversa, nata da un’infanzia difficoltosa, si “vendica” di chi non rispetta la vita. Questa vendetta consiste nell’omicidio. Il protagonista è un carnefice che si fa giustizia da solo. Un lupo che non si fa scrupoli a eliminare gli altri lupi. Un personaggio negativo, da odiare. Eppure…
Poi c’è lei, Veronica. È una vittima, una ragazza che ha sofferto fin da piccola e che ora si rifugia nella solitudine per non provare dolore. Quando Ettore la incontra, non per caso, riconosce in lei la sua stessa follia.
In una città che pare un ring, lo stesso dove combatte Veronica, due anime si incontrano, si riconoscono e si uniscono.
Solitudini che si fondono, sofferenze che si intersecano, si prendono per mano e accettano quello che il destino ha riservato per loro. “Ombre”, persone che nessuno vede e che nessuno prende in considerazione. E proprio l’invisibilità permette ai due protagonisti di fare delle scelte che, in un mondo governato da leggi, nessuno metterebbe in pratica. In una società che ci vuole protagonisti, Veronica ed Ettore si spingono oltre, attraversano il baratro della follia e, forse, la accettano.
L’autrice tocca temi importanti: bullismo, legami familiari che si frantumano, richieste di aiuto che vengono ignorate ma, più di tutto, punta il dito sui social, sulle chat di incontri a sfondo sessuale e non. Ci mette in guardia sulla pericolosità di cercare compagnia attraverso uno schermo per sentirsi considerati, per cercare un’approvazione.
Ma più di tutto l’autrice ci racconta il degrado. Una società dove tutti, anche coloro che sembrano avere una vita rispettabile, fanno emergere un lato oscuro. Proprio come cita la filosofia di Hobbes, pare che il decadimento non risparmi nessuno, che gli individui lascino affiorare la loro parte malvagia, quella che rende tutto possibile e che porta inevitabilmente al declino dei valori.
Un thriller dove la suspense si percepisce a ogni pagina, nelle righe, persino in ogni singola parola.
La struttura, con i capitoli brevi, è incalzante. Tante informazioni da dare al lettore, tanti messaggi su cui riflettere. E quando un capitolo si allunga, è solo per fornire a chi legge informazioni che vanno soppesate, notizie da assimilare con più calma.
Oltre ai protagonisti, anche gli altri personaggi mettono in evidenza la crisi di questa società. Con una descrizione impietosa e lucida si punta il dito su agenti corrotti e sbruffoni. Il commissario Romano e il collega, ma soprattutto amico, Roberto Carrisi costituiscono l’anomalia in una narrazione spietata. Due poliziotti disposti a tutto pur di sconfiggere l’imbarbarimento che li avvolge, sbirri che provano a uscire dall’oscurità che li circonda. Con ogni mezzo combattono e tentano di fermare la pioggia nera che cade su Palermo. Gocce amare, che cancellano le tracce e rendono la verità quasi inafferrabile.