L’uomo che resta
Paleolitico. Una piccola banda di cacciatori-raccoglitori tenta di sopravvivere alle morse del gelo. Tra loro ci sono Artzai, un giovane emarginato per via della sua zoppia, e la sua fida amica Helena. Nel ventre di una grotta li attende una scoperta straordinaria, che lascerà un segno nei millenni a venire. Presente. Il clima si surriscalda, ma la maggioranza della popolazione se ne disinteressa, compresi molti studiosi. Solo due archeologi, Bruno e Glenda, riescono a “vedere oltre”. La loro tenacia li conduce a un’antica verità sepolta. Futuro. Nel villaggio di Gilanos, l’umanità sopravvive tra temperature sempre più estreme. La sacerdotessa Clizia guida la comunità in una disperata ricerca di risposte, mentre si domanda cosa sia rimasto dell’uomo e quale ruolo la natura gli riservi. Un’avventura che si estende per venti millenni, intrecciando passato, presente e futuro.
A distinguerci è la capacità di raccontare storie

Venti millenni, un tempo lunghissimo, impossibile da immaginare facendo conto sulla vita media delle persone. Una narrazione che vede alternare passato, presente e futuro. La storia di uomini e donne che sopravvivono, si affannano, ci credono, si arrendono, lottano, vivono. Conosciamo uomini e donne che ci diventano familiari: Artzai, Elaia, Bruno e Glenda, Clizia. Ifigenia, Helene, Donaiki, Ottolenghi.

Storie che si alternano, che ci appassionano, che ci pongono quesiti. Marco Niro ha confezionato un libro che trovo sia molto nelle sue corde, nei suoi lavori più recenti, dopo la pausa del collettivo di scrittura Tersite Rossi, sta seguendo una sua strada, scrivendo di temi che gli stanno a cuore.

Inizio dalla fine, nelle note dell’autore, lo stesso ci confessa che per scrivere il libro si è molto documentato. Sono veramente tante le fonti bibliografiche che cita, (e non sono nemmeno tutte). Consiglio di leggerle perché c’è veramente materiale interessante che consentirà di approfondire per chi volesse. La prima citazione è per Amitav Ghosh, fra gli italiani Matteo Meschiari. A corredo del libro trovate un QR code che vi porta a una play list su Spotify, la colonna sonora per la lettura. L’autore ci invita ad ascoltare le Variazioni Goldberg suonate dal pianoforte di Glenn Gould, “A occhi chiusi, senza fare altro. Possibilmente da un vecchio impianto analogico, con il giradischi.”

Il libro è suddiviso in un prologo, 3 parti, un epilogo e un post epilogo. All’inizio c’è anche un utilissimo, almeno per me lo è stato, elenco dei personaggi del libro, umani e non. Si parte dal passato, 75.000 anni fa, con la descrizione della vita di un gruppo – una banda – e dell’uso, la comparsa, del linguaggio verbale. Marco Niro ci racconta nelle note che per quanto riguarda la comparsa delle parole, si è basato su due libri di Ian Tattersall, “I signori del pianeta” e “La ricerca delle origini dell’uomo“.

Si prosegue narrando vicende di persone che in modo diverso, nei periodi descritti lottano per sopravvivere, contro gli elementi naturali, la cattiveria e ottusità dei loro simili, questa peraltro simile in tutte le epoche. Mi sono appassionata delle vicende dei singoli, delle scelte che fanno. Lo sviluppo cognitivo e culturale delle persone protagoniste di questo libro mi ha incuriosita molto e alcuni libri che Marco Niro suggerisce sono già sul mio comodino.

Ho riconosciuto, nei cattivi di turno, la voglia di sopraffazione, la mancanza di empatia, l’ottusità, che come dicevo non cambiano nel corso degli anni, semmai si adattano al momento. Ho riconosciuto, e per me molto più importante, la curiosità  che muove le persone, la capacità di condividere, la cura per gli altri.

Di solito non amo particolarmente i libri non lineari, che mi costringono a salti temporali, però in questo caso hanno tenuto vivo il mio interesse velocizzando, se possibile, la mia lettura, tanta era la curiosità di conoscere gli sviluppi della narrazione. Ho trovato che la trama in questo modo sia più profonda e la lettura pur essendo più complessa risulti al contempo più ricca.

Non voglio raccontare altro della trama, il libro va letto ed assaporato, da parte mia posso solo consigliarne la lettura.

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