Recensione a cura di Gino Marchitelli
Grazie alla decisione dell’editore Nave di Teseo di pubblicare i lavori di Giorgio Scerbanenco, abbiamo la possibilità di riscoprire la vena artistica e letteraria dello scrittore che viene considerato il “padre” del giallo italiano.
In questo romanzo Scerbanenco introduce una variante nella trama del giallo che è sostanzialmente l’inserimento di un “investigatore” anomalo, un sacerdote: Don Paolo. Tutta la narrazione si articola nella rappresentazione della curiosità, a tratti vera e propria morbosità, della figura del prete che, essendo a conoscenza dei fatti e dei legami d’amore e di rabbia che accomunano i tre personaggi principali – Alberto, Lena ed Eva – diventa colui che, anche approfittando della fiducia e dei segreti ricevuti in confessionale, cercherà non solo di capire i motivi del delitto principale, in qualche modo il tentativo della via del perdono e della redenzione attraverso la preghiera non funzionerà, ma, in una sorta di spirale morbosa, verrà spinto a seguire/inseguire l’autore del misfatto e la sua amata fino alle estreme conseguenze.
Scerbanenco ci tratteggia la figura del sacerdote in modo magistrale, riesce a far entrare il lettore nelle grandi contraddizioni dell’animo che l’uomo di chiesa vive, diviso tra la curiosità ossessiva e peccatrice di “ascoltare” anche l’unione amorosa e sessuale di Alberto ed Eva verso la perdizione – in questo ci descrive un sacerdote che è spezzato tra la sua figura morale ecclesiale e l’essere uomo con tutte le contraddizioni e pulsioni difficili da controllare – e la voglia di salvarli e redimerli, anche tacendo alla polizia i dettagli e le informazioni di cui è in possesso.
Quasi tutto il romanzo vive della presenza del sacerdote, dei pensieri di don Paolo e della decisione di andare volontariamente verso la “fine” dei protagonisti. In questo senso il romanzo è differente dai soliti gialli, con un commissario o un questurino di turno, è intrigante, coinvolgente, tiene alta la tensione e la curiosità del lettore nel seguire lo sviluppo della vicenda, che dura pochi giorni fino a un epilogo di sangue abbastanza prevedibile.
Interessante lo spaccato umano e la descrizione degli stati d’animo e di pensiero dei vari personaggi. E pensare che questo romanzo subì la censura del regime fascista e oggi, a leggerlo, non ha nulla di scandaloso. La storia è interessante, ben articolata e ben descritta. Se dovessi esprimere un voto darei un 7,5 perché comunque Scerbanenco ci ha abituati a storie molto più profonde e intricate.
Da leggere comunque.
Trama
Un sacerdote con qualche peccato sulle spalle, don Paolo, assiste alla drammatica fine di un matrimonio. La giovane Lena si fa sposare con l’inganno da Alberto, un uomo energico ma debole di carattere, costringendolo a lasciare la donna di cui è innamorato, Eva. Scoperto l’imbroglio, il matrimonio si consuma in anni di frustrazione quotidiana finché Alberto, in un raptus violento, uccide Lena per scappare finalmente con Eva. Mentre la polizia indaga sull’omicidio, don Paolo sospetta subito di Alberto e segue gli amanti in fuga fino a una piccola pensione, la loro luna di miele, sperando di riuscire in qualche modo a salvarli. Ma i due, sempre più immersi in un rapporto morboso, sensuale e rovente, lotteranno fino all’ultimo per difendere il loro amore proibito. Pubblicato nel 1945, all’alba del dopoguerra, e mai più ristampato, “Luna di miele” racconta il male che nasce in due anime buone, mosse dal desiderio di una felicità che continua a sfuggire loro di mano.
Dettagli
- Genere: Giallo
- Copertina flessibile: 174 pagine
- Editore: La nave di Teseo ( 29 Novembre 2018)
- Collana: Oceani
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 8893446928
- ISBN-13: 978-8893446921