Genere:
L’odore della rivoluzione
Il corpo riverso a terra, appoggiato con un fianco alle pietre scure della vecchia fontana, è quello di un uomo anziano. Quasi nudo, in parte avvolto in un telo bianco di cotone. L’espressione contratta del viso rugoso lascia immaginare sofferenze spaventose. La carne lacerata, gli squarci bordati di sangue rappreso, le dita martoriate, fracassate una a una, sono il segno evidente delle torture di indicibile brutalità a cui la vittima è stata sottoposta prima che giungesse il riposo finale. E poi quell’odore. Lo strano odore emanato dal cadavere, o forse dal telo che lo ricopre come un sudario, ha una collocazione per ora sfuggente in un qualche angolo della mente del monsignor Attilio Verzi, chiamato poco prima dell’alba a esaminare il macabro ritrovamento. Ciò che presto gli apparirà chiaro è che una scia di morte ha raggiunto Roma da luoghi lontani. Una catena di delitti e di follia che, originatasi dalla ricerca di un’antica reliquia cristina, soltanto lui con l’aiuto di Dio e il suo dono per l’investigazione potrà spezzare.
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Questa è la terza indagine sulla lunga distanza (sono stati pubblicati anche diversi racconti con il medesimo protagonista) per il monsignor Attilio Verzi, segue infatti, in ordine di uscita, ‘L’odore del peccato’ (2013, Premio Alberto Tedeschi come miglior romanzo giallo inedito) e ‘L’odore dell’inganno’ (2016).

Monsignor Verzi ha un dono molto particolare, possiede un olfatto estremamente sensibile che gli permette di percepire odori che solo lui è in grado di sentire e che lo aiutano ad individuare i colpevoli di un delitto. Anche questo dono, insieme ad un notevole istinto, ha fatto sì che un Papa lungimirante e di larghe vedute come Pio IX, gli assegnasse l’incarico di Capo dell’Ufficio delle Inchieste.

In questa indagine monsignor Verzi si ritrova ad indagare su una sequenza di delitti impressionante, nell’arco di pochi giorni vengono assassinate diverse persone, apparentemente senza un legame preciso tra loro se non il fatto di aver subito torture insostenibili. E’ un’indagine che lo colpisce da vicino e nel profondo  perché una delle vittime è un suo amico, si tratta di Manlio Attenni un monaco amanuense. Le indagini fatte insieme alla Milizia e ai propri fidati collaboratori lo portano poi al cospetto di una leggendaria reliquia, il Velo della Veronica (“un panno, presumibilmente di lino, in origine possesso di santa Veronica, nel quale è impresso un volto che si ritiene essere quello di Gesù.”, fonte Wikipedia), di cui molti parlano e che alcuni inseguono, nonostante non ci sia certezza della sua reale esistenza.

Chi come il sottoscritto è un fan di questa serie si accorgerà, nel proseguire la lettura, di un aspetto molto interessante e cioè che ‘l’asticella si è alzata’. Questo è un romanzo di grande spessore sia per quel che riguarda la psicologia dei personaggi che sul fronte della storia, veramente dura e che colpisce in pieno sia fisicamente che psicologicamente il protagonista. Verzi deve fronteggiare le proprie umane paure, a tratti il senso di inadeguatezza nei confronti dell’incarico che gli è stato assegnato e, per finire, deve in qualche modo anche rivedere la percezione che ha delle persone a lui più vicine, come per esempio il fidato Agostino Iacoangeli, capitano della Milizia urbana.

“Rivoluzione. Sbuffò. L’odore della Rivoluzione. Nulla è immobile e il cambiamento arriva sempre. Con l’incontro di persone speciali. Con una perdita dolorosa. Con ricordi del passato che tornano a pungere e che non puoi mandare via. Ma che rinchiudi in un baule, in uno scrigno, perché sai che lì c’è un po’ della tua pace. (…)

Avevano un odore, i cambiamenti? I rapporti tra le persone mutavano nel tempo, con il passare degli anni, ma anche perché si imparava a conoscere a fondo gli altri. Agostino era stata la prima sorpresa, la prima rivoluzione, in quei nuovi mondi umani che orbitavano attorno lui.”

Il lavoro di ricerca fatto da Andrea Franco è, ancora una volta, veramente degno di nota, si percepisce il senso di precarietà nella vita di ogni uomo, anche semplicemente passeggiare nei vicoli di Roma, quando la sera ormai regna nel silenzio più totale, può portare a brutti incontri e l’autore descrive i luoghi di quel tempo in modo così preciso da dare la percezione al lettore di essere proprio lì, in balìa dei briganti. Veniamo a conoscenza, per esempio, della messa in opera per le strade dell’illuminazione a gas, ma questa non è sufficiente a garantire la sicurezza dei cittadini perché il male è sempre dietro l’angolo. Personaggi di fantasia si mescolano ad altri realmente esistiti come uno di quelli più suggestivi, il boia Mastro Titta, irriso da tutti nel quotidiano mestiere di venditore di ombrelli ma elevato allo status di star nelle sue funzioni di esecutore capitale.

La storia scorre veloce verso un finale letteralmente scioccante in cui il velo di mistero cade a mostrare l’atroce, impensabile verità, il motivo scatenante per la perdita di tante vite umane. E’ un finale che sicuramente segnerà una svolta nella vita di Verzi e delle persone a lui care e che personalmente già mi fa scalpitare in attesa della prossima avventura.

‘L’odore della rivoluzione’ è un libro assolutamente degno di un’edizione da libreria affinché ne possano godere tutti, così come è stato per le due indagini precedenti, poi riunite nel volume ‘Il peccato e l’inganno’ nella collana da libreria degli Oscar Mondadori. Io, nell’attesa, vado a mettere in cassaforte il mio fascicolo da edicola…

Alla prossima!

 

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