Livorno rosso sangue
Trama L’omicidio di un sub specializzato in traffico di oggetti antichi, sembra condurre Botteghi a un mistero risorgimentale legato a un manipolo di combattenti livornesi che, al comando di Andrea Sgarallino, per ordine di Giuseppe Garibaldi, salpò a bordo della nave Adelina durante la spedizione dei Mille per attuare una manovra fallimentare conosciuta come “diversione di Zambianchi”. Quando però sulla muta della vittima vengono scoperte le stesse tracce di metanfetamina trovate sul cadavere di un chimico serbo, rinvenuto qualche giorno dopo, il commissario intuisce esserci qualcosa di più grande dietro. In equilibrio tra un enigma storico e un traffico di droga, Botteghi dovrà al solito dipanare un segreto del passato per risolvere l’indagine, nonostante una ambigua detective internazionale disposta a tutto pur di mettergli i bastoni tra le ruote.
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Recensione a cura di Dario Brunetti

Livorno rosso sangue è il nuovo romanzo dello scrittore Diego Collaveri uscito per la Fratelli Frilli editori. Settimo capitolo della serie dedicata al commissario Mario Botteghi che deve indagare sull’omicidio di un sub specializzato nel traffico di oggetti antichi. Il delitto sembra essere riconducibile a un mistero in epoca risorgimentale legato a Giuseppe Garibaldi che diede ordine al colonnello e patriota Andrea Sgarallino e a dei combattenti livornesi, di salpare sulla nave Adelina durante la spedizione dei Mille.

La morte del sub è collegata all’omicidio di Vujic, un chimico serbo avvenuta il giorno seguente, entrambi i corpi riportano tracce di metanfetamina.

Quale correlazione può unire la scoperta legata al conseguente traffico illecito di beni culturali e al mercato della droga?

L’indagine parte dall’identificazione del sub che corrisponde a un certo Federico Giannerini, già in precedenza condannato per traffico di oggetti antichi, toccherà agli inquirenti sciogliere i nodi di un’intricata matassa che porterà a una spirale di violenza e di conti da regolare per un assassino silenzioso pronto nuovamente a colpire.

Il ritmo di questo romanzo non è serrato e non corrisponde a un thriller ad alta tensione, siamo a metà tra un giallo tradizionale e un noir, generi letterari maneggiati con abile destrezza dall’ottimo Collaveri che si contraddistingue ancora una volta per le sue doti di narratore.

Ritroveremo un Botteghi malinconico che vuole recuperare un rapporto con sua figlia Valentina, per non commettere lo stesso errore capitato con sua moglie Nadia che non è riuscita a proteggere da una tragedia che ha scosso l’intera famiglia.

Valentina sta crescendo e diventando una bella ragazza e sembra agli occhi di Mario prendere le sembianze di sua moglie Nadia.

Intanto il clima familiare è scosso da un evento improvviso che non intendo svelare, al contrario vorrei soffermarmi su un personaggio accattivante e dalla lingua tagliente molto ben caratterizzato da Collaveri.

Si tratta dell’affascinante ed enigmatica Clara, una detective internazionale che sarà l’ombra di Botteghi, pronta a destabilizzare la figura del commissario sia dal punto di vista personale che professionale.

Per fortuna a dar man forte al buon Mario, ci sono gli uomini della sua squadra sempre a supportarlo nelle indagini: dal saggio e fedele Busdraghi al giovane agente Mantovan sempre accorto e dotato di grande acume, per passare al capo della scientifica Bertini, un altro vero valore aggiunto per portare a compimento le indagini.

Tanti personaggi caratterizzati con cura maniacale per un romanzo giallo che si avvale di una certosina documentazione storica di eventi accaduti in epoca risorgimentale ben miscelati con fatti che appartengono alla triste realtà della società di oggi.

In una trama strutturalmente ben delineata ritroviamo Livorno con i suoi ponti, vicoli e canali, capace di conquistare e di catturarne attraverso l’immaginazione di chi la visita attraverso il suo fascino irresistibile da venire denominata dagli abitanti La Venezia, grazie al suo quartiere mercantile seicentesco costruito sull’acqua. È una di quelle città che prima o poi ci si torna perché di lei avrai sempre un bel ricordo da portare con te. Un po’ quando ci si affaccia sulla costa livornese, ad Antignano dove ci si ritrova in un mare pieno di pietre colorate, dove ognuna di esse è contrassegnata da un nome. Lo chiameranno “il mare dei ricordi”. Mi sono permesso di citarlo perché anch’esso ne contiene una storia molto significativa che vale la pena di essere raccontata.

Buona lettura!

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