L’energia del vuoto
È un tardo pomeriggio di fine marzo quando, al terzo miglio della via Appia, tra i ruderi del Circo di Massenzio, viene trovato il cadavere di un cameriere, Emanuele Damiani. Sembrerebbe una morte naturale, ma nella dinamica dell’accaduto c’è qualcosa che non torna. Il caso, allora, viene affidato a Stefano Pacini, ispettore stropicciato, mediocre, umano. Guidate dal fiuto del vice Montali e dalla prepotente direzione del nuovo commissario Quattrucci, le indagini portano alla luce un torbido intreccio di passione, potere, politica e soldi, un gioco sottile in cui personaggi ambigui si sposano a società occulte, flussi di denaro e relazioni poco chiare. Un fatto romano che, come tutti i fatti romani, potrebbe essere spiegato nei modi più disparati. Per esempio, come una storia d’amore mai nata, come un’assenza, o come l’errore comune di considerare il vuoto uno spettatore silenzioso.
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Recensione a cura di Vienna Rao

La morte del cameriere Emanuele Damiano fa attivare subito Pacini ed i suoi collaboratori: quando le variabili in gioco sono molte, e “il gioco si fa duro”, la ricerca di indizi significativi può seguire molte strade, l’importante è arrivare alla verità.

I primi capitoli si concentrano sulla vita privata dell’ispettore Stefano Pacini, personaggio dai trascorsi difficili a causa della separazione dalla moglie e della gestione dei figli, con un lavoro impegnativo, nel quale investe molte energie.

C’è un nuovo commissario in ufficio, Quattrucci, una donna carismatica e dal fascino inestimabile. La sua presenza suscita grande aspettativa tra i colleghi, ma sarà all’altezza del suo compito? Il fatto che l’autore ci presenti e descriva meticolosamente la squadra di questo commissariato romano, ci permette di entrare ancora di più nella storia: in un gruppo infatti, il lavoro di squadra è indispensabile, e per farlo è necessario dar voce alle intuizioni di tutti i componenti.

La vicenda si svolge tra Roma e Rieti: durante la lettura, si incontrano alcune espressioni dialettali romanesche che intrattengono il lettore, ma non c’è particolare attenzione alle descrizioni paesaggistiche.

L’ultima parte del libro fornisce importanti spunti di riflessione: offre una spiegazione originale del titolo e permette di “chiudere il cerchio” riguardo dinamiche complesse ed a lungo in sospeso, nella storia. Sembra di cogliere un invito a pensare fuori dagli schemi, ad allontanarsi dal senso comune, a cercare la verità seguendo strade non convenzionali. Per comprendere le situazioni bisognerebbe dare ascolto all’intuito ed imparare a pensare con la propria testa, senza preconcetti o frasi fatte, ma soprattutto lavorare in team, perché una squadra è composta da tante menti, ed ognuna, a modo suo, può fornire un valido contributo, indipendentemente dal grado che ricopre.

Suggestivo ed emozionante, questo interessante giallo di buona fattura regalerà delle piacevoli ore di lettura: un’indagine coinvolge più persone di quante crediamo ed a volte l’apparenza inganna….

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