Recensione a cura di Miriam Salladini
La lettura di questo libro è stata davvero interessante e coinvolgente. Domenico Starnone ci descrive in poche pagine un matrimonio fallito, l’incomunicabilità che può annidarsi all’interno di una coppia, bugie e tradimenti che inevitabilmente si ripercuotono sull’educazione dei figli.
Vanda e Aldo si lasciano e poi tornano insieme diventando estranei incapaci di colmare il vuoto che li separa.
La famiglia diventa un’istituzione opprimente il cui obiettivo principale è salvare quelle apparenze che ci fanno sentire accettati da tutto ciò che ci circonda.
Quando i genitori si separano, Sandro e Anna hanno tredici e nove anni. Si ritrovano così soli e abbandonati, schiacciati dalle paure e dalle incertezze. La scelta del padre, di andare via di casa, influenza tutti gli altri componenti della famiglia in un effetto domino dove, alla fine, ci si rende conto come da soli ci si può perdere, ma che questo può accadere anche essendo in due.
I lacci di cui si parla nel libro sono quei legami che, nonostante tutto, restano e a cui non possiamo ribellarci.
“Mi slacciai una scarpa, poi la riallacciai. Tirai i due capi della stringa, li incrociai, passai un capo sotto l’altro, strinsi energicamente.” Il messaggio del libro penso sia chiaro: si può reagire a un matrimonio fallito e a una famiglia poco presente ma i legami con essi non si possono spezzare poiché fanno parte di noi.
Lacci racconta le fragilità degli esseri umani attraverso una scrittura scorrevole, che cattura dalla prima all’ultima pagina.
Dettagli
- Genere : Narrativa
- Copertina flessibile: 134 pagine
- Editore: Einaudi (12 Gennaio 2016)
- Collana: Super ET
- Lingua: Inglese
- ISBN-10: 8806228986
- ISBN-13: 978-8806228989