22 Ottobre 2016. Amanda Weller è alta, bionda, ha 18 anni e viene ritrovata in un baule di un’auto.
Inizia così questo thriller ben congegnato, dalla trama definita e curata nei minimi dettagli. Ogni particolare è calibrato e i due autori sanno gestire questo romanzo con la giusta tensione.
Walnut Creek diventa il punto di partenza per una caccia al killer. Le vittime sono tutte mutilate, viene loro asportata una parte del corpo, e la macabra sequenza non si arresta. L’assassino appare freddo, lucido meticoloso e determinato a non arrestare la sua serrata carneficina. Da predatore/preda gioca le sue infinite carte, del resto lui si nutre di questo profumo di odio che alimenta come una bestia feroce e la sua ricerca diviene sfiancante. Il caso è statico, gli indizi sono pochi e irrilevanti e Jeffrey Coleman, capitano della divisione anticrimini di San Francisco, arranca nel buio. La prima vittima viene trovata sotto una quercia con la bocca cucita in maniera raffinata, quasi come un prezioso ricamo, e la scena lo sconvolge.
Nelle tenebre della notte anche le ombre sembrano figure losche e inquietanti. Il killer fino a che punto vuole spingersi, quali limiti avrà? Quali pensieri trafiggono la sua mente malata?
Anche il lettore viene catapultato in questo buco nero, in qualcosa di poco tangibile, una commistione di rabbia e di odio che lo porterà, riunendo tutti i tasselli all’apparenza irrilevanti , alla fine.
Splendida la figura di Coleman, padre affettuoso e premuroso di due figlie.
Non ho apprezzato la scelta dell’ambientazione americana ma è un mio modesto parere.
“Chi ha la fede ,vede con gli occhi di Dio”, cita l’autore .
Buona lettura!