Genere:
La stagione dei ragni
È una notte d’estate del 1988, e a Torino si verifica un evento inspiegabile: il ponte Vittorio Emanuele I è completamente invaso da colonie di ragni, con lunghissime ragnatele sul parapetto che porta al santuario della Grande Madre. Quasi un prodigio, che attirerà decine di curiosi. Intanto il sostituto procuratore Francesco Scalviati si trova dalle parti del Pian del Lot, sulla scena di un crimine: una coppia di fidanzati uccisi in macchina in un luogo solitario. È il terzo, feroce omicidio che sembra imputabile alla stessa mano. Un caso cruciale e insidioso per il magistrato, in un momento particolarmente delicato della sua vita, visto che sta per diventare padre. Tra i presenti sulla scena c’è anche Leda De Almeida, giornalista investigativa con un passato traumatico in Libano, che Scalviati tenta di dissuadere dall’intraprendere un’indagine autonoma che potrebbe rivelarsi pericolosa. Ma a dare una svolta imprevista agli eventi sarà l’arrivo di Isaak Stoner, giovane e arrogante analista dell’FBI, che offre a Scalviati i nuovi potenti strumenti della criminologia, come il profiling e la teoria degli omicidi “seriali”, ancora sconosciuti in Italia. Seppur affascinato da queste idee innovative, Scalviati non riesce a fidarsi completamente del collega americano, convinto che nasconda un segreto. Nel frattempo, si avvicina il giorno del parto per sua moglie: sarà una bambina, ma i due non riescono a deciderne il nome. Proprio allora, il “mostro” colpisce di nuovo…
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Recensione a cura di Manuela Fontenova

Raf cantava “Cosa resterà di questi anni ’80” senza immaginare che anni dopo una brillante scrittrice avrebbe scelto proprio la fine di quell’inimitabile era per far nascere l’eroina dei suoi romanzi!

Aurora Scalviati, amatissima protagonista di una trilogia di successo, vede la luce nel 1988: Aurora, un nome che è anche un augurio “perché non debba mai camminare nel buio” ma che nel buio è destinata a vagare.

La stagione dei ragni nuovo e appassionante thriller di Barbara Baraldi ci riporta indietro nel tempo facendoci incontrare un giovane magistrato alle prese con una misteriosa serie di omicidi: sembra un classico killer di coppiette ma qualcosa non torna nella ricostruzione degli omicidi. Il modus operandi è ricorrente, ma alcuni indizi aprono la strada a scenari ben più complessi. Ci vorrebbe un ausilio, un profiler che però è una figura figlia dei nostri tempi, almeno per l’Italia di allora. Eppure… eppure un altro giovane agente americano si ritrova inspiegabilmente sulla scena del crimine e offre agli investigatori proprio ciò di cui l’indagine necessita. Un diverso approccio, un’analisi comportamentale e soprattutto tasselli che si incastrano perfettamente nell’intrigato puzzle criminale dell’assassino.

Il magistrato ha un nome importante, è Francesco Scalviati e a breve diventerà padre. L’altro è Isaak Stoner e chiunque abbia letto la trilogia conosce benissimo questo distinto signore americano che negli anni diventerà una figura paterna per Aurora.

Non c’è Aurora, ma la Baraldi crea un altro personaggio femminile che conquista tutti: Leda De Almeida, giornalista, madre single, ferita nel corpo e nell’anima ma animata dal fuoco della verità, sempre pronta a mettersi in gioco rischiando la sua stessa vita

“Le aveva detto che il suo sguardo, certi giorni, era così luminoso perché aveva il sole negli occhi. E che ogni volta che si fosse sentita triste o arrabbiata, avrebbe potuto afferrarne un raggio, e sarebbe bastato per illuminare ogni posto oscuro.

Quella frase aveva avuto un effetto inaspettato. Le aveva infuso una strana euforia. Forte della convinzione di avere un superpotere, Leda aveva cominciato a reagire ai soprusi”.

Una donna forte che convince dalle prime pagine, che piace perché scrive a macchina e litiga con un computer che oggi simpaticamente chiameremmo “rottame”, perché un po’ ci consola dell’assenza di Aurora e ci fa sperare di incontrarla di nuovo.

Un thriller a regola d’arte: colpi di scena, false piste, intrighi e tanti elementi di profiling che solleticano il lettore. Una scienza nuova, un incontro che cambierà la vita di Francesco Scalviati perché Stoner non è solo un punto di svolta nelle indagini, ma anche e soprattutto uno spartiacque nell’esistenza del padre di Aurora. Ci mancava un tassello fondamentale per capire appieno la complessa personalità della nostra profiler del buio e Barbara Baraldi ce lo ha fornito raccontandoci gli istanti precedenti la sua nascita e la genesi di quelle dinamiche che tanto peso avranno nella sua formazione personale e professionale.

D’altronde già il prologo fa presagire di trovarci di fronte a un grande romanzo: Carlo, sedicenne torinese, una sera di fine agosto rientrando a casa si imbatte in una scena quantomeno affascinante: il ponte Vittorio Emanuele I è adornato da ragnatele, migliaia di ragni hanno tessuto chilometri di sottilissimi fili e si muovono nell’intricato sentiero geometrico. La stagione dei ragni, così passerò alla cronaca quel periodo di paura e sangue. Le ragnatele hanno oltrepassato il ponte, hanno avviluppato Francesco, Isaak, Leida, Aurora: non lo sanno ancora ma da certi legami non si può scappare e alcuni fili non si spezzeranno mai.

Un salto negli anni ’80, la magia dei capelli cotonati e delle giacche con le spalline. La musica dei Duran Duran e dei Simple Minds, Bruce Willis e Robert De Niro. Una trama mozzafiato, un’altalena di emozioni e colpi al cuore, la paura, la psicologia e il lavoro di indagine. Personaggi memorabili alle prime armi e tanta voglia di percorre a tutta velocità quei trent’anni che ci condurranno all’incontro con l’adulta Aurora, senza però perderci nemmeno un dettaglio della lunga e faticosa strada della vita.

La stagione dei ragni è tutto questo, anzi molto di più. Barbara Baraldi lascia tutti a bocca aperta con la promessa di entusiasmarci ancora.

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