Recensione a cura di Alessandro Noseda
Di Simi avevo già parlato per “Cosa resta di noi”, quindi sapete perfettamente cosa pensi della scrittura di una delle migliori penne italiane, a mio dimesso avviso. Asciutta, chirurgica, precisa, mai abbondante, eccessiva o barocca.
Credevo di aver letto la sua massima espressione, invece l’autore toscano ha saputo nuovamente stupirmi. Ne “La ragazza sbagliata” oltre alla tecnica e alla passione narrativa c’è una trama così complessa da non consentire al lettore di anticipare il finale, neppure alle ultime battute.
Parte come poliziesco, un classico cold-case che riaffiora dalla notte dei tempi, ma presto vira nella Spy story, nel report giornalistico della strategia della tensione, nella fotografia di una Versilia che attira come lanterne le falene, che si schiantano inebetite sulle superfici trasparenti e invisibili.
Una metafora della vita, delle apparenze e delle verità, nell’affrontare i flutti decidendo la rotta, senza lasciarsi guidare inermi dai marosi. Di una società abbacinata dalle lampare che sembra incapace di tenere la barra.
In breve, che so non amate i pistolotti, un romanzo che mi sarebbe dispiaciuto non leggere.