La ragazza sbagliata
«Giro pagina e scrivo il suo nome. Nora Beckford. E subito sotto “Sensi di colpa: nessuno”. Lo sottolineo due volte, e buco quasi la carta. Nessuno». Ma il tarlo del dubbio si insinua in Dario Corbo, giornalista di successo caduto in disgrazia, e lo spinge a ripercorrere una vecchia storia. Ventitré anni prima c’è stato un omicidio brutale: una diciottenne, uccisa seviziata e abbandonata in un dirupo sulle colline della Versilia. Irene ha appena terminato l’esame di maturità, è una studentessa modello, un esempio per i compagni e una sicurezza per i genitori. A essere incolpata di un orrore che ha fatto rabbrividire un’intera comunità sarà, dopo una lunga vicenda giudiziaria, Nora Beckford. Ventenne figlia di un famoso scultore inglese trapiantato in quella striscia di lusso in Toscana, di lei si era indagato ogni tratto. Il carattere, l’uso di droghe, la passione, la gelosia. Sulla condanna successiva erano stati determinanti non solo le prove ma gli articoli infiammati di un giovane giornalista, Dario Corbo. Proprio lui che oggi, a vent’anni di distanza, è incaricato di un libro a sensazione su quel delitto. E indeciso, ma il lavoro è ben pagato e poi lo incoraggia ambiguamente a dedicarvisi un magistrato d’assalto, che gli facilita l’accesso a incartamenti e perfino a indizi tralasciati. Ma è soprattutto l’incontro fortuito con Nora Beckford, l’assassina da poco uscita di galera, che lo porta a inoltrarsi in una selva di piste trascurate e inattesi ritrovamenti su uno sfondo che si staglia inquietante. Chi è Nora? Come può dirsi incapace di ricordare perfino una singola istantanea di quella ferocia? Cosa si è insinuato in lei, cosa è successo intorno a lei? Quali oscuri segreti della storia criminale italiana l’hanno avvinghiata? Ben più del mistero di un delitto, è l’enigma di una donna a incombere su Dario Corbo. A imprigionarlo tra la ricerca della verità e la forza della passione. Ed è questa prigionia e la faticosa liberazione da essa ciò che Giampaolo Simi racconta.
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Recensione a cura di Alessandro Noseda

Di Simi avevo già parlato per “Cosa resta di noi”, quindi sapete perfettamente cosa pensi della scrittura di una delle migliori penne italiane, a mio dimesso avviso. Asciutta, chirurgica, precisa, mai abbondante, eccessiva o barocca.

Credevo di aver letto la sua massima espressione, invece l’autore toscano ha saputo nuovamente stupirmi. Ne “La ragazza sbagliata” oltre alla tecnica e alla passione narrativa c’è una trama così complessa da non consentire al lettore di anticipare il finale, neppure alle ultime battute.

Parte come poliziesco, un classico cold-case che riaffiora dalla notte dei tempi, ma presto vira nella Spy story, nel report giornalistico della strategia della tensione, nella fotografia di una Versilia che attira come lanterne le falene, che si schiantano inebetite sulle superfici trasparenti e invisibili.

Una metafora della vita, delle apparenze e delle verità, nell’affrontare i flutti decidendo la rotta, senza lasciarsi guidare inermi dai marosi. Di una società abbacinata dalle lampare che sembra incapace di tenere la barra.

In breve, che so non amate i pistolotti, un romanzo che mi sarebbe dispiaciuto non leggere.

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