La ragazza del Vaticano
Giugno 1983. L’Italia è sconvolta dalla notizia della scomparsa di una ragazzina di quindici anni, cittadina del Vaticano. Col passare dei giorni la tensione sale e le false piste si moltiplicano: telefonate anonime, ipotesi di terrorismo internazionale, registrazioni e calunnie… Intanto, nella mala romana sembra scoppiato il caos: dopo il furto nel caveau di una banca, la violenza si spande incontrollata, un’escalation di sparatorie e ammazzamenti tra bande un tempo alleate e ora, forse, prossime alla guerra. Il detective Alfonso Stellati è l’unico che potrebbe trovare il bandolo della matassa, ma sopra di lui si agitano uomini di potere disposti a tutto per insabbiare le indagini: magistrati collusi e boss intoccabili, fino a raggiungere le alte sfere della Chiesa. Con una scrittura serratissima, Lugli e Del Greco si confermano due fuoriclasse del noir e ripercorrono uno dei casi più misteriosi di sempre, una storia che ancora oggi ci sorprende e lascia più interrogativi che risposte.
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Secondo me, inizialmente era una storia semplice: qualche porcone tra i preti che l’ha rapita, violentata e uccisa. Stop. Ma con l’appello del Papa è diventato un casino: mitomani, sciacalli, depistaggi, spioni, infami…Non ci si capisce più niente”                                                

Emanuela Orlandi rappresenta, per usare le mie stesse parole, un’esistenza cancellata. Una vita inghiottita da un baratro dell’assenza che ha oltrepassato quarant’anni, una scomparsa divenuta cold case, come si dice nel gergo criminologico, una pista fredda, insoluta, un caso storico e mesto patrimonio collettivo di un Paese, memoria amara e scabrosa. Si, la sottoscritta della scomparsa della povera Emanuela, ha parlato e scritto a più riprese, del resto, questo è il mio lavoro, trattare della zona d’ombra, delle sparizioni che celano trame oscure, dei misteri che tali rimangono, in un enorme chiasso di ipotesi, piste investigative, sentieri che conducono a verità fallaci o illusorie. La cancellazione assoluta di una giovane quindicenne, quella ragazza con la fascetta in una istantanea, poi con la chitarra in un’altra, il fantasma di una adolescente che era persona, e divenne simbolo, parola sulle bocche di troppi, voragine in cui non si scorge la confortante purezza della risposta. Parlare di Emanuela Orlandi significa tentare di aprire una breccia in un chiasso di illazioni, chiacchiere, piste inverosimili, poche storie hanno generato una così fitta nebbia di ipotesi ove a conti fatti resta il vuoto assoluto. Il romanzo della collaudata coppia Lugli – Del Greco, che la scrivente ha avuto modo di apprezzare nel precedente Quei bravi ragazzi del Circeo, qui mette mano a questa matassa di caos per trarne una storia che mescola sapientemente fantasia con reali convincimenti scaturiti dall’analisi di oltre quarant’anni di interrogativi sul mistero della sfortunata ragazza del Vaticano. Questo è, senza mezzi termini, un libro nero, dove frequenti sono gli intermezzi di violenza, dove le parole tratteggiano il ritratto di una umanità brutta, corrotta, con una moltitudine di personaggi della malavita romana di rara sozzura d’animo. La morte della quindicenne appare come l’evento imprevisto, Emanuela è entità deumanizzata, vita cancellata per coprire i vizi e l’orrenda sete di piacere di bestie senza umanità. Alcune descrizioni sono così forti che persino la sottoscritta ha dovuto centellinare la lettura: chiara la posizione dei due scrittori, che riconducono la scomparsa ad un giro predatorio di matrice sessuale, ad un gioco sadico che ha oltrepassato il confine. E intanto, travalicando per un attimo la finzione letteraria, ancor’oggi c’è chi invoca verità, chi si riempie la bocca, ma intanto nel gran chiasso, lei, Emanuela, rimane una esistenza cancellata

Per saperne di più: https://www.consulpress.eu/la-ragazza-con-la-chitarra-emanuela-orlandi-un-mistero-lungo-40-anni/

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