Marco Azzalini, tramite “ Laurana Editore”, si cimenta con un qualcosa di irrisolto, di non affrontato, anzi di rimosso. Gli anni ’70 in Italia vengono ricordati come “ anni di piombo “, ed invece non è così: lotte sociali e sindacali; diritti fino a poco prima inesistenti, grazie a lotte determinate, divengono patrimonio collettivo. I rapporti di forza volgono a favore di chi non si dà per vinto, di coloro che tengono come riferimento la massima del Che: “ chi combatte può perdere, ma chi non combatte ha già perso “. Padova e gli anni ’70? Un binomio inseparabile Se intendi scrivere a proposito di quel periodo, non è pensabile non parlare di Padova. Non solo e qui entriamo nel raccontare il libro che abbiamo sotto mano: un periodo denso di avvenimenti, alcuni dei quali ancora avvolti dal mistero. Un libro che tende ad indagare, a far conoscere, quanto è avvenuto in quel periodo ad avere a che fare con personaggi e situazioni, che segneranno la storia di questo paese: gli anarchici; Pietro Valpreda, Giuseppe Pinelli; i depistaggi ed il colpo di stato mai avvenuto, l’eversione nera del Veneto, i GAP/Feltrinelli, ma soprattutto la strage di stato. Piazza Fontana, con i suoi effetti collaterali. La capacità, individuabile nello scritto di Azzalini risiede nel coniugare un contesto con più elementi che potrebbero sembrare in una prima lettura separati. Padova con situazioni che si alternano una dietro l’altra, rimasugli di stagioni finite, una Padova ormai scomparsa che mal tollera il proprio passato, un buco di provincia che crede di essere una metropoli, una piccola Milano del Veneto senza riuscire ad esserlo, né di diventarlo, dove le storiche osterie sono sempre più rare e le piazze da luoghi di ritrovo sociale si sono trasformate in bar e ristoranti a cielo aperto ( come ovunque ). Se al centro c’è Padova, non può non esserci il vecchio autonomo, ormai ex, e l’ex estremista nero. Come in tanti noir, con i quali abbiamo avuto a che fare in passato, troviamo un vicequestore, Carlo Oriani,che in questo caso non riesce a venirne a capo, appassionato di vecchia musica e vecchi film, che si dovrà misurare, oltre che con i misteri di quel periodo, fatti accaduti troppo tempo fa che adesso presentano il conto con altri misteri, riconducibili ad un ambito cittadino: un barbone morto, il disgraziato di turno finito male in un delitto di miseria. Tanti sono i riferimenti riconducibili a quel periodo e che ritroviamo nelle pagine di “ La notte ha il suo profumo “. Ad esempio l’eroina ed il suo uso come arma di dissuasione forzata verso coloro i quali sono impegnati nel mettere in discussione lo stato di cose presenti; la strage, con 11 morti, a 5 anni da quella di Piazza Fontana, una storia che molti vogliono chiusa tenendo in considerazione che chi poteva parlare è morto e chi ancora è in vita desidera seppellire tutto; e tutto, o quanto meno tanto, si svolge attorno ad un testamento che lascia dubbi ed interrogativi, ad un collegio nel quale è la competizione ad essere terreno di scontro; al potere di soldi elargiti per coprire la verità. Un noir che non è altro che una storia che vede protagonisti gli invisibili, con al centro un’indagine che è come un gioco della settimana enigmistica dove unire i puntini può portare alla soluzione. Infine un riferimento ad una storia, di cui il libro ci parla, significativa in quel periodo: l’esperienza delle radio libere dove si trasmette quando si può ed il luogo per trasmettere non è altro che una soffitta. Che dire? “ La notte ha il suo profumo “ conferma, ancora una volta, che il noir è uno strumento utile a conoscere pagine di storia rimosse o sconosciute.
Trama Alisa e Buba sono due sicari. Entrambi sono professionali, spietati, ben noti nell’ambiente. Lavorano insieme, ma non potrebbero essere più diversi. Buba è un

