Ci sono romanzi che non si limitano a raccontare una storia, ma avvolgono il lettore in un’esperienza sensoriale completa. La morte profuma di limoni di Anna Allocca, pubblicato da Golem Edizioni, è proprio uno di questi. Più che un semplice thriller, è un viaggio narrativo che fonde il mistero di un delitto con le atmosfere dense e affascinanti del Lago di Garda, in una combinazione originale e coinvolgente.
Al centro della storia troviamo Lea De Angelis, ispettrice della Scientifica, fotografa e donna di grande sensibilità, dotata di uno sguardo attento sia all’anima dei luoghi che a quella delle persone. Quando una ragazza viene trovata morta nei pressi di una limonaia durante uno spettacolo teatrale, l’indagine si intreccia immediatamente con l’incanto dell’estate gardesana e con una serie di elementi che rendono questo giallo molto più di un semplice “caso da risolvere”.
Lo stile di Allocca si distingue fin dalle prime pagine per una scrittura estremamente evocativa, dove ogni scena sembra costruita come una fotografia d’autore. Non è un caso: Lea stessa è una fotografa, e la narrazione riflette costantemente questa capacità di cogliere dettagli, sfumature, luci e ombre. I limoni, i tramonti sul lago, i muretti a secco, le piante officinali, le strade dei paesini di provincia: ogni elemento è descritto con cura, come a voler offrire al lettore una vera e propria immersione emotiva e sensoriale.
Il ritmo, lungi dall’essere frenetico, è calibrato e raffinato, come si addice a una storia che vuole anche emozionare, riflettere e far sentire. La tensione narrativa non nasce solo dall’enigma da risolvere, ma anche e soprattutto dai sentimenti dei personaggi, dai segreti che custodiscono, dalle verità taciute. Questo approccio rende il romanzo particolarmente adatto a chi ama le storie dove la psicologia dei protagonisti ha un ruolo centrale, e dove ogni pagina contribuisce a costruire un’atmosfera densa e vibrante.
Lea De Angelis non è soltanto un’analista lucida e razionale, ma anche una donna che porta con sé una storia personale forte, radicata in un’eredità femminile fatta di leggende greche, rituali familiari e sensibilità antica. Il legame con la nonna Melina, l’uso evocativo degli odori e dei colori, la spiritualità discreta che affiora nei momenti di introspezione: tutto concorre a creare un personaggio complesso, potente e originale.
Accanto a lei troviamo il vicequestore Carlo Boni, figura ruvida ma affascinante, con cui nasce fin da subito un’intesa fatta di intuizioni condivise e tensioni sottili. Il loro rapporto evolve in modo credibile e naturale, arricchendo la trama investigativa di sfumature emotive molto ben dosate.
Un grande pregio del romanzo è anche l’ambientazione. Il Lago di Garda diventa quasi un personaggio a sé stante: la sua bellezza naturale, le sue tradizioni, i miti locali, i profumi e le ombre che si insinuano tra i sentieri e le ville sul lago creano un contesto unico, capace di avvolgere e suggestionare. L’atmosfera della notte di San Giovanni, con i suoi richiami a erbe magiche, incantesimi e leggende popolari, si intreccia con l’indagine poliziesca in modo elegante e suggestivo, offrendo un’originalissima contaminazione tra noir e folklore.
Anche la vittima del delitto, Veronica Zonin, è molto più di una semplice presenza da repertare: è una figura ambigua, sfuggente, costruita pagina dopo pagina attraverso le voci di chi l’ha conosciuta. Il lettore si trova così coinvolto non solo nel mistero del “chi l’ha uccisa?”, ma anche nel desiderio di scoprire chi era davvero Veronica. E sarà proprio questa doppia indagine – esterna e interiore – a tenere viva la tensione fino all’ultima pagina.
La scrittura di Allocca si distingue per la sua cura formale, la ricchezza lessicale, l’attenzione alla musicalità delle frasi. Ogni capitolo è costruito con attenzione e gusto, con descrizioni che non appesantiscono ma amplificano il senso dell’atmosfera. Le scene si susseguono con un montaggio fluido, che alterna punti di vista e pensieri interiori, lasciando emergere la complessità psicologica dei personaggi senza mai risultare forzato.
In definitiva, La morte profuma di limoni è un thriller che osa essere diverso. Non punta tutto sulla corsa all’assassino, ma si prende il tempo per esplorare le ombre dell’animo umano, per far parlare i luoghi, per restituire profondità alle emozioni e ai desideri. È un libro che si legge con lentezza voluta, che invita a fermarsi, a sentire, a osservare. Un romanzo che sa coniugare il giallo con la poesia, la suspense con la bellezza, e che regala al lettore molto più di un semplice mistero da risolvere.


