Due autrici coraggiose che affrontano un argomento importante da un punto di vista diverso dal solito.
La maschera di Freud racconta la storia intima di Miriam e la sua difficoltà a staccarsi da una relazione sbagliata e tossica che si intreccia con il senso di colpa e la non consapevolezza di essere vittima di violenza fisica e psicologica.
Il carnefice questa volta non è il compagno, il fidanzato o il marito, ma una persona che si approfitta del suo status professionale per attuare una coercizione psicologica sulla protagonista, e farla finire nella sua “rete”.
La dipendenza affettiva di cui è vittima Miriam si dipana in tutte le pagine, nei suoi ripensamenti, nelle sue riflessioni, nei comportamenti emotivi altalenanti, senza che lei se ne renda conto.
Ed è proprio questo a mio avviso il punto di forza di questo romanzo: le due autrici non tratteggiano una storia di violenza brutale e manifesta, ma partono dall’inconscio, dalla dipendenza emotiva, dalla psicologia, dai meccanismi mentali spesso involontari che spingono le donne a non riuscire a dire quel “no” che le salverebbe.
Miriam alterna sensi di colpa e tuffi incoscienti in un errore ripetuto, senza capire di essere finita in una trappola tesa sapientemente a lei, e a tutte le donne che prima di lei hanno dimostrato fragilità emotiva.
Un romanzo delicato e introspettivo, ne consiglio la lettura alle donne, ma soprattutto agli uomini.