Lungi da me usare toni discriminatori, ma se si parla di camorra no si può prescindere, volenti o nolenti, da Napoli, dove ciò che conta è farsi sentire e non farsi vedere e la sua caratteristica parlata: “ sempre che vi sia comodo “. Alla caratteristica parlata è doveroso abbinare i soprannomi totalmente appropriati ed allo stesso tempo che fanno sorridere. Schiattacristiani tanto per citarne uno che compare in questa “ favola camorrista “. Napoli, la seconda guerra mondiale che cambia abitudini e comportamenti, con i relativi sacrifici, borsa nera e tessera annonaria; i quartieri spagnoli; e soprattutto il ragù con il tempo da dedicarvi che è, a tutti gli effetti, un’arte; il ruolo delle donne, in questo caso di una donna , Donna Filomena. Una donna che viene catapultata in una società di uomini, e che li domina tutti, nessuno escluso. Queste 147 pagine si sviluppano in un contesto particolare: una cena memorabile che si svolge nel caratteristico basso per la rinascita della Bella Società, e che diviene un vero e proprio tribunale. Un tribunale con una sentenza già scritta, che verrà ribaltata dalla caparbietà, dalla saggezza e dalla dialettica di Donna Filomena con ragionamento dietro l’altro, con le sue mille domande retoriche usate per le proprie verità. La Bella Società con le sue leggi dell’antico codice ed i precetti scritti da rispettare a partire dall’uccidere a tradimento: un peccato mortale. Uno spaccato di Napoli descritto da Canale attraverso figure caratteristiche che riportano alla mente Eduardo De Filippo e tanti/e altri/e.

Noir
Mai copertina di un romanzo fu più evocativa del suo personaggio, perché io Il Pinguino me lo immagino esattamente come è ritratto nella copertina del
