La cattiva terra
Veneto, marzo 1987. In una fredda mattina di fine inverno viene ritrovato il cadavere di un camionista alla guida di un autocarro che trasporta rifiuti tossici. L’indagine sul delitto è affidata al maresciallo dei carabinieri Giovanni Piconese e al suo più stretto collaboratore, il brigadiere Giacomo Zanella. Vicino alla sessantina, di temperamento riflessivo e pacato, Piconese è un Maigret di provincia, che al pari del suo omologo transalpino è dotato di un intuito infallibile e di una naturale capacità di comprendere l’altrui psicologia. Indagando sull’omicidio del camionista, Piconese e Zanella s’imbattono in una storia piena di ambiguità, di inganni e rispecchiamenti: nulla di ciò che appare è vero, tutto rimanda ad altri luoghi, ad altre persone e perfino ad altre epoche: fino a misteri e vecchie leggende che ammantano l’antica storia alemanna legata a doppio filo con quel territorio. Comincia così un viaggio nel Veneto profondo degli ‘80, al tempo in cui quella regione operosa comincia a vendersi l’anima e a trasformarsi nel Nordest del miracolo economico, della piccola impresa affamata e arrembante, locomotiva d’Italia che cresce a ritmi forsennati, evade le tasse e non si fa problemi a violare le regole.
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Il nord-est in Italia è sinonimo di “ sviluppo “ economico, la cosiddetta “ locomotiva d’Italia “. Quindi, uno sviluppo da sostenere a prescindere di come avviene, che tutto distrugge per la sete del profitto. Questa affermazione porta con sé il fatto che non poteva non diventare terreno di ispirazione sul quale si misurano autori che si cimentano sullo scrivere nel genere noir. Da Carlotto a Bugaro e Dianese solo per citarne alcuni. Ultimo in ordine di tempo, anzi direi di lettura, almeno per me, è Umberto Matino con il suo “ La cattiva terra “. Un maresciallo, un brigadiere, un magistrato d’inchiesta, ma soprattutto un camion che percorre l’autostrada Serenissima, viene seguito ed il cui autista è ucciso. Una storia che vede l’orientarsi, delle inevitabili, indagini verso la criminalità organizzata. In queste pagine ci sono tutti gli ingredienti che contraddistinguono il descrivere cosa gira nel Nordest: fanghi tossici e smaltimento illegale; traffico di rifiuti e guerra per il suo controllo, liquami che diventano come l’oro con il ciclo dei rifiuti che ha un alto valore economico; la criminalità terziarizzata che sostituisce i rapinatori di banche ed i ladri di polli; dall’imprenditoria all’affarismo che non è altro che una corsa per acquisire il benessere; la compravendita di aziende in difficoltà , indagini che si muovono al buio, come in un gioco adolescenziale: la mosca cieca, ma non stiamo descrivendo un gioco, tutt’altro. Matino ci descrive anche l’affarismo, il malaffare, un ceto politico che ha mutato il proprio essere, che in passato è stato capace di gestire maneggi finanziari, lo sfruttamento della forza/lavoro, l’evasione fiscale e soprattutto l’arricchimento individuale. Il nordest, quel nordest, con luoghi che richiamano alla memoria un passato fatto di invasioni ed agguati dal medio evo alla prima guerra mondiale e poi la Resistenza; eccidi e rappresaglie, sconfitte e vittorie. Quel nordest con le cavità carsiche che servono per lo sversamento dei rifiuti tossici, con i santi patroni le cui credenze li fanno diventare motivo d’indagine, e con ricette di piatti appetitosi come ad esempio il purè fave e cicoria oppure i tranci di tonno al forno con granella di pistacchio. Un nordest con Chioggia a rappresentare la devastazione dovuta all’: “urbanizzazione selvaggia “. Un mondo tale e quale a quello che si ha, in parallelo, qui descritto, nel Salento con le discariche, in un Salento, terra del sole, del mare, del vento, con la lotta portata avanti da cittadini che lottano per il diritto al respirare un’aria sana e pulita; il contrabbando che viaggia, andata e ritorno dal nord al sud; ma il parallelo nord/sud si ha anche negli ammazzamenti, nelle intimidazioni, nei metodi da malavita organizzata; nel ribellismo antistatale. Ma il sud non è solo il Salento, è anche Secondigliano con i camorristi che si infiltrano proprio per gestire e controllare la raccolta dei rifiuti. Dal sud ci spostiamo, non potrebbe essere diversamente per chi scrive/indaga sul falso benessere, verso la Romania con tutto ciò che abbiamo scritto sopra a proposito ad esempio dei rifiuti e del loro pseudo smaltimento. Un’indagine, che è un’esplorazione sull’animo umano non solo sull’individuare i colpevoli. Prossimo appuntamento? Avanti il prossimo pronto a svelarci i meccanismi che dettano le linee di riferimento di quel nord est che ha imboccato la parabola discendente.

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