Recensione a cura di Dario Brunetti
La nuova indagine della magliaia Delia ci conduce in una delle vie storiche del quartiere di Porta Venezia, San Gregorio.
In questa via si è consumato uno dei più terribili ed efferati crimini della storia della cronaca nera italiana.
Dalle immagini di repertorio c’è una donna dietro le sbarre che indossa una sciarpa gialla color canarino e con quel suo sguardo glaciale osserva il giudice della Corte aspettando la sua sentenza.
Nell’aprile del 1952, Caterina Fort detta Rina, nota come la belva di San Gregorio, nata a Santa Lucia di Budoia in provincia di Udine, viene condannata all’ergastolo per aver ucciso una donna e i suoi tre figli.
Rina Fort era l’amante di Giuseppe Ricciardi sposato con Franca e padre dei piccoli Giovanni, Giuseppina e Antonio.
Il 29 novembre 1946 in via San Gregorio si è compiuta una vera e propria strage. Lo scrittore e giornalista bellunese Dino Buzzati seguì il caso che ebbe un grande impatto e rilevanza a livello mediatico.
Sono passati quasi 80 anni e siamo di nuovo in via San Gregorio e nello stesso appartamento sembra essersi consumato un altro tragico evento.
Una colf rinviene il corpo di un noto influencer; si tratta di Mattia Crisafulli morto a causa di un infarto per un mix di sostanze stupefacenti.
Prima del decesso dell’uomo, pare che l’appartamento sembra sia stato parecchio frequentato secondo la testimonianza di Zelda, un’arzilla vecchietta che conosce le abitudini del palazzo e che ha la passione per i gialli di Agatha Christie.
L’anziana donna è un’amica della magliaia Delia, che come ben sappiamo, ha un fiuto particolare per le indagini che saranno affidate al commissario Masini. Ma Delia è un importante asso nella manica per portare a termine il caso.
Intanto Delia non crede al referto medico che ha stabilito che la morte dell’uomo sia dovuta alle sostanze stupefacenti. Troppe donne giravano attorno alla figura di Mattia Crisafulli che conduceva una vita sregolata piena di eccessi, ragion per cui è meglio vederci chiaro soprattutto per una come Delia.
Biagini non ci conduce solo nell’atmosfera inquietante di via San Gregorio, ma ha la grande abilità di creare un parallelismo tra le due storie, avvalendosi di un’analisi certosina delle strutture narrative focalizzandosi al meglio su due temi comuni che verranno alla luce solo nelle battute finali del romanzo.
I due casi avvengono solo ed esclusivamente nella stessa abitazione e ovviamente sono slegati tra di loro, eppure l’autore è riuscito a collegare due storie, una che appartiene a un passato terribilmente drammatico e l’altra di pura invenzione.
Nella belva di San Gregorio ci sono dei forti richiami al giallo classico deduttivo citando anche dei capolavori della indiscussa regina Agatha Christie come Assassinio allo specchio ma finiscono col diventare un pretesto per raccontare una storia nera che si mescola con un fatto di cronaca realmente accaduto.
Porta Venezia è un quartiere storico di Milano che spicca per il suo fascino e per l’eleganza, ma c’è una via come San Gregorio che si respira sapore di morte portando con sé un crimine così brutale che ha scatenato una follia omicida senza precedenti.
Il sesto capitolo dedicato alla magliaia Delia lascia un retrogusto amaro, Biagini attraverso il suo stile narrativo alleggerisce i toni rendendone armoniosa la lettura di un’opera di fantasia che porta con sé gli spettri di un passato difficile da dimenticare.

