Il boia
New York, primi anni Ottanta. Tra le creature solitarie che popolano l’indifferente megalopoli vive Oscar Chudziński, un immigrato polacco sulla trentina che ha ormai rinunciato alle proprie aspirazioni letterarie. L’incontro con una facoltosa vedova dell’alta società, con cui intraprende una relazione sadomaso, sconvolge la sua esistenza da fallito. È l’inizio di una vertiginosa ascesa sociale ed economica, alimentata da donne dell’upper class desiderose di essere sottomesse. Storia coinvolgente, noir e grottesca, segnata da due omicidi, in cui Oscar, “il boia”, trova nel sesso e nella dominazione sugli altri quel riscatto negatogli dalle ambizioni infrante. Limonov non giudica. Come se impugnasse una cinepresa, descrive in modo crudo e dettagliato le estreme pratiche sessuali e gli istinti ferini dei protagonisti di quel carnevale che è la vita mondana di New York.
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Recensione a cura di Gaudenzio Schillaci

Vi è mai capitato di ritrovarvi a terra, presi a calci nello stomaco da qualcuno che vuole solo vedere del sangue uscirvi dalla bocca? Se vi è successo, allora sapete di cosa parlo. Se, invece, siete stati fortunati, questo è il romanzo giusto per capire cosa si prova nell’attimo in cui, rannicchiati sull’asfalto, si tenta, tra un calcio e l’altro, di respirare.

Eduard Limonov non è mai stato uno scrittore come gli altri perché probabilmente non è mai stato un uomo come gli altri. Creatura dei sottoboschi, dominatore delle tenebre, figlio di quell’URSS rinnegata e poi aspirata e poi ancora rinnegata e aspirata di nuovo in un eterno rincorrersi di coerenza intellettuale e contraddizioni, è assurto alla fama letteraria raccontando la sua storia alla penna asciutta di Emmanuel Carrère che un romanzo omonimo, “Limonov” appunto, lo firmò e ne fece un best seller mondiale. Lasciando che lui, Limonov quello vero e non mitigato dalla voce di Carrère, si incollerisse e nemmeno poco, a causa di quel romanzo.

Prima di essere rivoluzionario, prima di essere politico, prima di essere sacerdote dell’autodistruzione, Limonov è stato autore prolifico e infervorato dalla vita. “Il boia” venne scritto nel 1982, a Parigi, e solo grazie all’interesse dell’editore Sandro Teti è stato tirato fuori dall’oblio e pubblicato in Italia nel 2019. Sulla scia dei grandi autori russi, anche questa storia gira tutta intorno ad un solo protagonista, Oscar, immigrato polacco che ha coscientemente scelto di abbandonare le sue velleità artistiche nella New York buia e umida del 1982. Ritrovatosi a campare di espedienti, dopo l’incontro con una donna dell’alta borghesia che lo coinvolge in una relazione sadomaso, per lui, calcolatore e freddo, si illumina una luce rivelatoria: il suo ruolo, in quella città, è esattamente quello, il boia delle donne, prostituto sadomaso che in cambio di denaro sevizia annoiate signore borghesi mettendone a nudo perversioni e debolezze. La sua scalata sociale, che lo porterà a diventare un trofeo ammirato e desiderato dalle signore perbene, però, non cambierà quello che è, ne muterà soltanto i vestiti e le piccole abitudini quotidiane: dentro di sé resterà sempre un immigrato polacco, senza arte né parte, capace solo di mitigare nella violenza delle sue azioni i sentimenti che nutre per Natasa, giovane russa che vive una sessualità libertina ed edonistica e che riesce ad essere l’unica donna capace di resistere ai tentativi di dominazione mentale attuati da Oscar.

La scrittura è audace e violenta, morbosa e indugiatrice nei dettagli più oscuri, fatta apposta per suscitare reazioni potenti e fotografata con un piglio documentaristico che rende benissimo la sordida realtà in cui si muove il protagonista: il primo calcio nello stomaco che subirete affrontando la lettura di questo romanzo. La storia, invece, è il secondo calcio: cruda e miserabile, come del resto è Oscar, vuole raccontare uno spaccato di mondo feroce e disposto a tutto per sopraffare un sistema sociale che tende a sottomettere e sodomizzare i perduti, gli inetti, i vinti. Una lotta per la sopravvivenza che Oscar crederà di poter vincere con la sua fame di dominio ma che finirà di fagocitare anche lui e le sue considerazioni sul mondo che lo circonda. Il terzo, e ultimo calcio, è la velocità di lettura: se riuscirete a mettere da parte qualsiasi forma di moralità per calarvi a pieno nel microcosmo di drogati e prostitute, di miserie e perversioni, di borghesi in cerca di vita e falliti in cerca di soldi raccontato da Limonov, sarà impossibile, per voi, staccarvi da queste 295 pagine crudeli e fascinose, sporche e indigeribili come le parole che vi stanno stampate sopra.

La dote migliore della scrittura di Limonov è proprio questa: l’incapacità di lasciare, nel bene o nel male, indifferenti e con questa storia nera, nascosta sotto le ombre dai grattacieli di New York, riesce a scuotere nel profondo la sensibilità del lettore, che è esattamente quello che un romanzo dovrebbe sempre fare. Se riuscirete a respirare, tra un calcio e l’altro, avrete letto un romanzo straordinario, uno di quelli per cui vale la pena farsi male.

Buona lettura.

Dettagli

  • Genere: Noir
  • Copertina flessibile:296 pagine
  • Editore:Sandro Teti Editore (5 dicembre 2019)
  • Collana:Zig Zag
  • Lingua:Italiano
  • ISBN-10:8899918708
  • ISBN-13:978-8899918705
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