Recensione a cura di Edoardo Todaro
Eccoci di fronte alla nuova indagine del commissario Bordelli ed al suo creatore Marco Vichi. Il nuovo giallo ha un titolo diciamo importante: “ L’anno dei misteri “. Un anno che è il 1969, e non poteva essere diversamente visto cosa quell’anno ha rappresentato per l’Italia e non solo: dallo sbarco sulla luna alle proteste studentesche / operaie “ …. niente sarebbe stao più come prima ….”; dal Che Guevara al Viet-Nam alla primavera di Praga; ai servizi segreti locali che tramano perché l’Italia non prenda una svolta troppo progressista, e qui ritroviamo il colonnello Arcieri preso in prestito da Leonardo Gori …. e perché no … canzonissima e la sua finale. E’ proprio la finale di canzonissima, e la sua sigla iniziale, che diviene, di fatto, protagonista. Tutto accade o può accadere ma nessuno si accorge o si rende conto di niente: perché? Perché tutti sono incollati al televisore a vedere la finale e scoprire chi vincerà. Ecco che quindi si entra in quanto accade e si sviluppa nel romanzo: una ventitreenne assassinata, come altre, prostitute e bionde, oggi assisteremo alla corsa dei vari mezzi d’informazione nel definire l’omicida un serial killer o vari assassinii come “ femminicidio “, ma come detto siamo nel ’69. Un commissario, Bordelli, ormai sessantenne vicinissimo al pensionamento …. ed ad andare in pensione senza risolvere un caso non ci pensa proprio, che segue più la propria coscienza che la legge aiutando ladruncoli, contrabbandieri con l’ironia come strumento fondamentale di supporto ecc…. che non solo trova l’energia vitale grazie ad una Eleonora ….. che ha 30 anni in meno e che detta tempi e modi del loro rapporto sul quale si può permettere di filosofeggiare, ma che continua a gozzovigliare con cene esagerate annaffiate dal buon vino dal lesso rifatto con le cipolle e con l’ inseparabile maggiolino che lo scorrazza a destra e manca. Vichi scrive pagine molto importanti nell’avvicinare il lettore ai luoghi della resistenza e della successiva liberazione di Firenze: Abbazia di Monte Scalari; Pian d’Albero; la casa colonica della famiglia Cavicchi ( contadini impiccati nel giugno del ’44 dai tedeschi ), Ponte agli Stolli; il bosco dove affiorano i corpi dei partigiani impiccati. Il bosco luogo scelto da Bordelli per godersi la tranquillità meritata con il suo fedelissimo cane, Blisk. In queste pagine non troviamo solo il comm Bordelli con le proprie indagini impegnative ma troviamo anche riferimenti sulle sue elucubrazioni mentali rispetto all’amore, sul come si scrive e cosa si scrive “ …. quello che leggiamo deve cambiarci, altrimenti a che serve … “ Un Bordelli che non smettendo le vesti di commissario diviene psicologo nell’intestardirsi a capire come un uomo può diventare un mostro e che si confronta con i sentimenti “ malati “ che fanno muovere il mondo. Ultima notazione dovuta alla “ Settimana Enigmistica “ che fa sviluppare nuovi livelli di attenzione …. come nelle indagini.
Avanti con la prossima