La nuova indagine di Mariolina e Manfredi ha inizio all’alba di una fredda giornata dicembrina. Mancano pochi giorni a Natale ma la morte non prende pause, non fa regali, toglie e basta.
Accade che i nostri due protagonisti si imbattano in un uomo che giace privo di sensi sul molo del Porto di Catania. Poche ore prima una donna accompagnata dal cognato aveva denunciato alla polizia la scomparsa dei due figli usciti in mare a pescare e mai rientrati. La sera dell’antivigilia quando la casa ferveva per i preparativi del cenone, Luigi e Giovanni Cannizzo facevano perdere le proprie tracce nelle acque catanesi. Dell’imbarcazione non c’è traccia e gli inquirenti devono destreggiarsi tra l’omertà dei pescatori e degli habitués del porto, troppo spaventati per arrischiarsi a dare informazioni, e vecchi rancori che parrebbero rappresentare almeno un punto di partenza nelle indagini.
L’ispettore Nicola Romano torna a chiedere aiuto a Manfredi, ex collega nonché amico che seppure fuori servizio da anni non ha perso il suo fiuto infallibile. Ma Manfredi non “lavora” da solo perché Mariolina è sempre al suo fianco, possiede la capacità di sentire ben oltre le cose apparenti, come lui d’altronde e a volte la verità è fin troppo celata per essere visibile a un solo paio di occhi.
Se non avete letto Il delitto di Via Etnea, allora lasciate che vi racconti qualcosa io… Nel romanzo uscito nel 2023 sempre per Frilli fa la comparsa la bizzarra coppia formata da Manfredi e Mariolina. Un ex poliziotto devastato dalla perdita del figlio e una donna che ha smesso di vivere dopo una grandissima delusione d’amore. Abbandonata sull’altare da colui che avrebbe dovuto regalarle una vita felice, Mariolina non ha retto e il suo fragile cuore è esploso mettendo a rischio la salute mentale. La pazza di via Etnea la chiamavano, quella che dormiva tra la spazzatura, beveva, farneticava parlando sola per le vie del quartiere. L’incontro con Manfredi però è l’inizio di una rinascita, solo insieme entrambi hanno trovato la forza di tenersi a galla nel mare della tristezza che ormai ha inondato le loro esistenze. Uniti da un bene sincero e da un’abilità con comune, quella di vedere e sentire echi di altre dimensioni. Medium, sensitivi o semplicemente anime senza filtro che captano frequenze a noi inaccessibili. C vuole empatia, sensibilità e un cuore grande per accogliere tale dono. Forse è questo che spinge i nostri amici a indagare, a sporcarsi le mani e rischiare la loro stessa pelle pur di aiutare la giustizia a fare il suo corso. Per le strade di una Catania maltratta, bella e decadente allo stesso tempo, i due amici si ritrovano a indagare su omicidi e loschi traffici, sempre ai margini delle indagini ufficiali, ma la conoscenza della città e soprattutto della realtà di strada fa sì che siano sempre un passo avanti agli altri.
Indagine sotto il vulcano ci riporta le ambientazioni, i personaggi e le varie situazioni che l’autrice sa ben incastrare per costruire una storia perfetta, ma stavolta il romanzo nasce con l’intento di raccontare altro. La notte tra il 23 e il 24 dicembre del 2016 due uomini partirono da Aci Trezza per una battuta di pesca, a distanza di più di sette anni nessuno sa dove siano, cosa sia successo loro. Fabio ed Enzo sono scomparsi e le famiglie hanno cercato disperatamente di avere risposte ma la macchina investigativa si è fermata, forse le ricerche non sono state adeguate, forse non è stato fatto abbastanza per ritrovarli. Roberta Castelli ha voluto ricordare al mondo che Fabio ed Enzo esistono e lo ha fatto con Giovanni e Luigi, concedendo loro di avere una giustizia, con la speranza che un giorno anche i cari dei due pescatori potranno finalmente conoscere la verità.
Roberta Castelli con grandissima sensibilità ha trasposto in un romanzo la vita, si è avvicinata al dolore delle famiglie affinché la loro storia non venga dimenticata, ha raccontato il dramma dell’incertezza, le attese cariche di speranze e la consapevolezza che alcune domande forse non avranno mai una risposta.
Un consiglio di lettura con il cuore.