Nino Genovese ci regala un noir avvincente e colmo di colpi di scena. Una trama emotivamente accattivante fa da sfondo ad un Paese ancora intriso dalla piaga della malavita. La vicenda si snoda intorno al furto di una preziosa reliquia religiosa raffigurante il volto di Cristo; ed è proprio da qui che partono le indagini del maresciallo dei carabinieri Michela Giorgi insieme al collega Giacomo Vella e allo studioso e critico d’arte Francesco Spagnolo. Insieme seguiranno le tracce del dipinto basandosi su un terribile omicidio dalle mani
mozzate . E se fosse tutta opera della mafia locale? Lo scenario viene ben descritto nei minimi dettagli, nulla viene lasciato al caso. Ogni minimo particolare presente all’interno della storia rappresenta il tassello di un grande puzzle da ricomporre. Come spesso accade, inaspettatamente senza rifletterci; la verità si trova proprio sotto i nostri occhi . Genovese ci porta nella sua terra natìa che dopotutto è anche la mia. Nomina figuranti che esistono davvero nella realtà cittadina di ogni giorno; luoghi antichi dei quali puoi sentire ancora l’inebriante aroma di sacro. Tutto questo è racchiuso in un giallo dalla trama serrata che si snoda facilmente tra presente e passato illustrandoci con abile maestria le conoscenze artistiche dell’autore che ha saputo mostrare estrema dimestichezza nei vari collegamenti storici e sconvolgendoci con un improvviso finale che lascia davvero senza fiato.
<<In quel momento una civetta bianca sorvolò sopra le loro teste. Francesco si alzò in piedi e indicò il cielo.
L’ hai vista anche tu?
– Sì.
Antonino Genovese Il volto di Francesco si incupì. – Lo sai che ogni volta che ne vedo una nella mia vita succede qualcosa di grave?>>